Cornelia I. Toelgyes
11 novembre 2019
La decima epidemia di ebola, scoppiata il 1° agosto 2018 in due province della Repubblica Democratica del Congo (Ituri e Nord-Kivu) sta finalmente rallentando la sua corsa. In poco più di 15 mesi sono morte 2.193 persone, 3287 hanno contratto il temibile virus e 1.064 sono guarite.
Eppure le violenze non cessano. Proprio questa mattina un gruppo di giovani, muniti di coltelli hanno, attaccato un centro per la cura della febbre emorragica a Biakato, località che dista 83 chilometri da Mambasa, nella provincia di Ituri.
Secondo quanto si apprende da un’organizzazione per i diritti umani, Convention pour le développement des peuples forestiers (CODEPEF), i malviventi erano intenzionati a bruciare una vettura del centro. La polizia, intervenuta tempestivamente, ha sparato qualche colpo in aria. “I giovani sono riusciti a dileguarsi. Nei prossimi giorni il comitato territoriale per la sicurezza andrà a Biakato, dove cercherà di sensibilizzare la popolazione per evitare che fatti del genere si ripetano. Inoltre rinforzeremo la sicurezza al presidio”, ha detto l’amministratore di zona aggiunto di Mambasa, Obedi Yakani.
Sempre nel territorio di Mambasa, Radio Lwemba, emittente locale situata a Babila-Babombi, in prima linea nella lotta contro l’ebola, ha chiuso i battenti proprio oggi, dopo l’assassinio di Papy Mumbere Mahamba di 35 anni, un loro collaboratore-giornalista, avvenuto all’inizio del mese. I criminali hanno anche ferito la moglie prima di incendiare la loro casa.
L’ufficio congolese dell’Osservatorio per la libertà di stampa in Africa (OLPA) aveva chiesto alle autorità di Ituri di procedere immediatamente con “indagini serie” per trovare i responsabili del brutale assassinio.
Radio Lwemba ha dovuto silenziare il proprio segnale, perchè i responsabili avrebbero ricevuto continue minacce di morte da miliziani del gruppo armato Maï-Maï. Joël Musavuli, direttore dell’emittente ha precisato che lui e i suoi collaboratori sono costretti a nascondersi dopo la morte di Mahamba. “Resteremo chiusi finchè non sarà nuovamente instaurato lo Stato di diritto in tutta la regione”, ha aggiunto il direttore.
Da domenica 5 novembre tutte le strutture ospedaliere, sono chiuse a Lwemba e dintorni. I malati devono percorrere a piedi o in bicicletta 18 chilometri per raggiungere il più vicino presidio a Biakato. CODEPEF teme importanti rigurgiti della febbre emorragica nell’area, visto che anche i centri per la cura del virus sono stati momentaneamente chiusi.
L’esercito congolese ha fatto sapere domenica che dopo 10 giorni dall’inizio delle operazioni militari contro i gruppi ribelli nel Nord-Kivu, truppe delle Forze armate congolesi (FARDC) avrebbero ucciso avrebbero neutralizzato 25 militanti di Allied Democratic Forces (ADF), organizzazione islamista terrorista ugandese, operativa anche nel Congo-K dal 1995, responsabili di sanguinarie incursioni nelle cliniche e di feroci attacchi alla popolazione civile. Purtroppo durante i combattimenti sarebbero morti anche 6 soldati e una ventina sarebbero stati feriti. Il portavoce di Sokala1 secteur grand Nord, Mak Hazukayi, ha aggiunto che diverse postazioni dei ribelli sarebbero stati distrutti. Infine ha ringraziato la popolazione per la collaborazione e il loro supporto.
E sempre nel Nord-Kivu, nel territorio di Rutshuru, tra Binza e Makoka, le Forze di intervento rapido avrebbero ucciso un altro capo storico ribelle ruandese di RUD, dissidenti di Forces démocratiques de libération du Rwanda (FDLR), composto essenzialmente da huti. Il leader, Musabimana Juvenal, era conosciuto con il nome “général Jean Michel Africa”. A settembre i militari avevano freddato nella stessa area il comandante di FDRL, Sylvestre Mudacumura.
Dopo la morte di Mudacumura tutti ribelli ruandesi si sentivano minacciati sia dall’esercito congolese che da quello ruandese. Infatti Jena-Michel non utilizzava più il suo cellulare, per paura di essere localizzato. Il mese scorso era riuscito a salvarsi durante un’imboscata tesa dai militari congolesi.
I primi di ottobre sono stati brutalmente ammazzati diversi civili in Ruanda, nel distretto di Musanze, al confine con l’ex colonia belga. Non si esclude che sia opera di miliziani di Democratic Forces for the Liberation of Rwanda (FDLR), che hanno la loro base nel Congo-K, disseminati nel Nord e nel Sud-Kivu e nella provincia del Katanga. Il gruppo è stato formato dagli hutu ruandesi che si sono rifugiati nell’est del Congo-K dopo il genocidio in Ruanda del 1994, dove, secondo l’ONU, sarebbero state ammazzate oltre 800 mila persone in cento giorni.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
Dalla Nostra Corrispondente di Moda Luisa Espanet Novembre 2024 In genere succede il contrario, sono…
Dal Nostro Corrispondente di Cose Militari Antonio Mazzeo 20 novembre 2024 Nuovo affare miliardario della…
Speciale per Africa ExPress Costantino Muscau 19 novembre 2024 "Un diplomatico francese sta rubando i…
Speciale Per Africa ExPress Eugenia Montse* 18 novembre 2024 Cosa sapeva degli attacchi del 7…
Speciale per Africa ExPress Cornelia I. Toelgyes 18 novembre 2024 Un tribunale di Pretoria ha…
Speciale per Africa ExPress Sandro Pintus 17 novembre 2024 Continua in Mozambico il braccio di…