2 novembre 2019
Un tribunale antiterrorista del Marocco ha confermato in appello la pena di morte ai tre autori materiali dell’assassinio di due ragazza scandinave.
L’efferato delitto si è consumato lo scorso dicembre in una regione montagnosa non sorvegliata in provincia di El Haouz, Marocco ad una decina di chilometri da Imlil, ai piedi del monte Toubkal, la più alta vetta del nord Africa. Luoisa Vesterager Jespersen e Maren Ueland, danese di ventiquattro anni la prima, norvegese di ventotto la seconda, sono state uccise in nome di Al Qaeda nel Maghreb Islamico.
Mercoledì scorso sono state emesse le sentenze per i 24 uomini implicati nel delitto o perchè appartenenti a una cellula terrorista jihadista. Per tre di loro è stata emessa la condanna a morte: Abdessamad Ejjoud, 25 anni, ambulante, reo confesso di aver organizzato la spedizione insieme a due compagni, Younes Ouaziyad, un falegname di 27 anni e il trentatrenne Rachid Afatti, che aveva filmato la scena. La diffusione del video sui social network aveva suscitato orrore nel mondo intero.
A Abderrahim Khayali è stata risparmiata la pena capitale, perchè, pur avendo partecipato alla spedizione, ha lasciato l’area prima che si consumasse la tragedia. Khayali è stato condannato all’ergastolo.
Il tribunale antiterrorista di Salé, città vicino alla capitale Rabat, ha confermato le condanne per 19 co-imputati con pene da 5 a 30 anni di carcere, mentre solo uno si è visto infliggere 20 anni di galera invece dei 15 previsti dalla sentenza di primo grado. Sono stati giudicati in quanto accusati di “formazione di banda armata con volontà di commettere atti terroristi”. Tutti quanti hanno implorato la clemenza della Corte mercoledì scorso, dichiarandosi innocenti; alcuni hanno persino presentato le condoglianze ai familiari. Tra i condannati c’è anche uno straniero: lo svizzero-spagnolo Kevin Zoller Guervos, convertito all’islam. Dovrà passare i prossimi 20 anni in un carcere marocchino.
Il tribunale ha anche confermato l’indenizzo di 190.000 euro richiesto dai genitori di Maren Ueland ai 4 principali indiziati, mentre ha respinto la richiesta dei familiari di Louisa Vesterager Jespersen che avevano chiesto un risarcimento di 930.000 euro a Rabat perchè ritengono che lo Stato marocchino sia moralmente responsabile dell’uccisione della loro ragazza. L’avvocato ha fatto sapere che si rivolgerà al Tribunale amministrativo per risolvere la questione.
Hafida Mekessaoui, difensore d’ufficio dei tre condannati alla pena capitale, dopo aver chiesto nuovamente che i suoi clienti venissero sottoposti a perizia psichiatrica, ha annunciato che per tale diniego ricorrerà alla Corte di cassazione.
Benchè in Marocco vengano ancora emesse sentenze capitali, de facto viene applicata una moratoria sulle esecuzioni del 1993. Da tempo si discute sull’abolizione di tale pena, ma in appello la procura aveva chiesto l’esecuzione effettiva delle sentenze.
Pochi istanti prima che la Corte emettesse la sentenza per i principali indiziati, il capo della presunta cellula jihadista, Abdessamad Ejjoud, ha voluto sfidare i giudici: “Se ci condannate, se sarà eseguita la condanna a morte, io vi scomunico, non credo nè nelle vostre leggi, nè nei diritti umani”.
Anche Younes Ouaziyad e Rachid Afatti hanno voluto sfidare i giudici, citando alcuni versetti bellicosi del Corano, suscitando così attimi di paura nell’aula; mentre Abderrahim Khayali ha solamente confermato di non aver partecipato all’uccisione delle ragazze.
Il doppio omicidio delle giovani scandinave ha fortemente scosso il Marocco che, dopo l’attentato del 2011, quando furono ammazzate sedici persone a Marrakech, tra loro 11 turisti stranieri, era stato risparmiato da altri attacchi terroristi.
Africa ExPress
@africexp
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