Cornelia I. Toelgyes
31 ottobre 2019
Ci risiamo. Come succede ormai da tempo, l’effetto dei cambiamenti climatici si è fatto sentire anche quest’anno in diverse zone dell’Africa. In questi giorni forti piogge hanno colpito parte del Camerun, Nigeria e Centrafrica causando morte e distruzione.
Nella città di Bafoussam, nell’ovest del Camerun, una frana ha seppellito 42 persone, tra loro almeno 20 bambini e donne incinte. Lo smottamento è avvenuto nella notte tra lunedì e martedì e le operazioni di soccorso per recuperare i dispersi si sono protratti fino a mercoledì sera. Disperazione tra la popolazione, 13 case completamente distrutte, macerie in ogni dove.
Le piogge torrenziali sono la causa dello smottamento. “Ora gli abitanti del quartiere dovranno andarsene, è troppo pericoloso”, ha dichiarato Awa Fonka Augustine, governatore della provincia dell’Ovest del Paese, zona montagnosa e la più fertile di tutto il Camerun.
L’area colpita dalla frana è situata tra due colline, attraversate da una vallata paludosa. Il terreno è molto argilloso e i soccorsi hanno trovato non poche difficoltà ad accedere alla zona disastrata. Le operazioni di recupero sono state complesse. Intanto Younadé ha stanziato immediatamente 25 milioni di CFA (poco più di 38 mila euro) per le famiglie sinistrate.
Mentre nello stato di Kobi, nel centro della Nigeria, centinaia di detenuti sono riusciti a evadere da un carcere dopo il crollo della recinzione. Le piogge torrenziali hanno allagato persino le celle e 122 prigionieri sono riusciti a forzare le porte interne e si sono dati alla macchia; alcuni sono stati riacciuffati poche ore dopo, una volta terminata la terribile tormenta, che si è abbattuta sull’intera zona verso le due del mattino.
Gli stati Niger, Benue, Kogi e Taraba – tutti nel centro della ex colonia britannica – sono stati particolarmente colpiti da copiose precipitazioni negli ultimi mesi. In tutta la regione, considerata il granaio del Paese, i raccolti sono andati distrutti e ha costretto migliaia di persone a lasciare le loro abitazioni.
Anche nell’Adamawa state, nel nord-est, gli acquazzoni hanno completamente allagato e devastato 40 villaggi.
Nella Repubblica Centrafricana, già teatro di un sanguinoso conflitto interno, 28 mila persone si sono ritrovate da un momento all’altro senza nulla, nemmeno un tetto per potersi riparare a causa di eccezionali precipitazioni e le esondazioni del fiume Ubangi e i suoi affluenti. Una nuova tragedia umanitaria si somma alle altre che si consumano da anni nella ex colonia francese.
Nella capitale Bangui molte case sono distrutte, in particolare quelle costruite con mattoni di fango si sono letteralmente dissolte nell’acqua e ora, per spostarsi da un luogo all’altro, la gente è costretta a usare le piroghe invece dei tassì o altri mezzi di trasporto.
Ora manca l’acqua potabile e le zone colpite sono a rischio epidemia. Il portavoce del governo, Ange-Maxime Kazagui, ha ammesso che non sanno dove trasferire le persone colpite dalle inondazioni, mancano strutture adeguate. Non ci sono bagni, fa freddo, ma le zanzare non mancano. “Attendiamo che le ONG ci portino tende per mettere in sicurezza tutte le persone colpite dalla tragedia”, ha aggiunto il portavoce.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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