Antonio Mazzeo
26 ottobre 2019
L’intervento veniva replicato il 3 giugno 2019, giorno successivo alla festa della Repubblica italiana: stavolta con fondi della cooperazione italiana, venivano inviati in Niger con un nuovo volo umanitario dell’Aeronautica cinque tonnellate di kit sanitari. “Il provvedimento è stato predisposto dalla Vice Ministra Emanuela Del Re, in risposta ad una richiesta delle autorità nigerine per far fronte alla perdurante emergenza sanitaria nel paese, che si è ulteriormente aggravata a causa dei recenti episodi di violenza”. Il tono insomma è lo stesso della missione del 26 aprile, così come è confermata la provenienza dei farmaci dai depositi della Base di Pronto Intervento di Brindisi. E, per l’ennesima volta, la gestione degli aiuti italiani e ONU è affidata alle forze armate nigerine, al di fuori di ogni controllo da parte della Missione MISIN.
Ancora più grave quanto avvenuto invece lo scorso 17 settembre, quando il contingente militare in Niger ha “portato a termine” una donazione di aiuti umanitari provenienti da comuni, parrocchie, associazioni di volontariato e scuole della provincia di Salerno. “Si tratta di circa 400 colli di materiale: abbigliamento, giocattoli, cancelleria e materiale sportivo nonché alimenti a lunga conservazione”, riportano le cronache.
“Il progetto – sorto sulla base di precedenti esperienze intraprese in operazioni fuori area condotte in Kosovo, Libano e Afghanistan – ha coinvolto anche gli alunni della scuola elementare di San Pietro al Tanagro che, grazie a un progetto formativo incentrato sulle condizioni di povertà in Africa e sul multiculturalismo, ha avviato un gemellaggio con due scuole materne di Niamey. Inoltre, l’associazione sportiva calcistica dello stesso comune, impegnata nel settore giovanile Under 14, ha raccolto materiale sportivo con il quale ha suggellato il gemellaggio con la squadra dei piccoli calciatori nigerini di Camp Bagaji”. Chi sono stati in quest’occasione i destinatari dei pacchi dono? “Principalmente Enti di Protezione Sociale militari che si occupano dell’assistenza agli orfani e alle vedove Caduti in servizio delle Forze Armate del Niger e della Guardia Nazionale”, aggiunge l’ufficio stampa MISIN.
Uno degli obiettivi dichiarati della cooperazione umanitaria in salsa militare in Niger non poteva non essere il sostegno alle attività anti-migrazioni irregolari. Lo scorso 16 ottobre, ad esempio, il governo italiano ha donato al governo nigerino dieci ambulanze e tre autobotti “per rafforzare le capacità delle autorità nel soccorso dei migranti e nel contrasto al traffico di esseri umani”, si legge nella nota ufficiale della Farnesina. “La donazione, resa possibile dalle risorse del Fondo Africa, è stata eseguita dal Ministero della Difesa italiano, a cui appartenevano i veicoli. La cerimonia di consegna si è volta a Niamey alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia Marco Prencipe. I nuovi veicoli consentiranno alle autorità nigerine di ampliare il raggio d’azione delle proprie attività, a beneficio sia delle comunità locali che dei migranti in transito nel Paese”.
Mentre crolla la spesa della cooperazione allo sviluppo verso il continente africano (nel 2018 l’Italia ha destinato risorse all’Africa inferiori del 21% rispetto a quelle dell’anno precedente), l’intervento governativo viene indirizzato sempre di più solo verso quei Paesi che vengono ritenuti partner fondamentali nella lotta alle migrazioni. “La politica del governo italiano verso l’Africa, nelle aree strategiche evidenziate dall’esecutivo, è concentrata alla riduzione delle partenze, principalmente attraverso l’aiuto militare al controllo del territorio e in chiave anti terrorismo”, scrive il giornalista Angelo Ferrari dell’AGI – Agenzia Italia. “Aiuto militare che spesso si concentra su paesi governati da regimi autoritari, non democratici e non in condizione di poter soddisfare i bisogni di base delle loro popolazioni”. In quest’ottica va interpretato lo stanziamento di 50 milioni di euro a favore del Niger, autorizzato nel maggio 2018 dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione. “In questo modo il governo nigerino potrà istituire unità speciali di controllo delle frontiere, costruire e ristrutturare posti di frontiera e realizzare un nuovo centro di accoglienza per i migranti”, ha spiegato la Farnesina. L’aiuto anti-migranti è stato diviso in tranche e condizionato alla “diminuzione dei flussi migratori verso la Libia e un aumento rimpatri dal Niger verso i Paesi di origine”.
A spiegare che proprio la guerra ai migranti e alle migrazioni sia uno degli obiettivi prioritari della Missione militare italiana in Niger è stata proprio l’allora ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. “Lo scopo di MISIN è quello di incrementare le capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell’ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del G5 Sahel”, ha dichiarato la pentastellata in occasione della sua visita ufficiale a Niamey. “Quella in Niger è una missione importantissima per l’Italia poiché, nel sostenere le richieste del Governo nigerino, punta anche a frenare e ridurre il flusso incontrollato dei migranti verso il nostro Paese. Una missione perfettamente in linea con l’interesse nazionale perché in questa fase è fondamentale il supporto al Niger nella lotta al terrorismo e ai traffici illeciti, incluso quello di esseri umani”. Anti-terrorismo, migrazioni ed idrocarburi: gli interessi strategici del sistema Italia sono davvero un cocktail dal sapore esotico ed esplosivo.
Antonio Mazzeo
amazzeo61@gmail.com
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