Sandro Pintus
Firenze 24 ottobre 2019
La Commissione politica della RENAMO, a Maputo, lunedì scorso ha deciso di chiedere l’annullamento delle elezioni 2019, le seste multipartitiche dal 1994. “Abbiamo avuto le elezioni più fraudolente mai viste nel nostro Paese. Di fronte a questa scandalosa frode, bisogna ripristinare la verità elettorale.” Sono le dichiarazioni di Ossufo Momade, leader della Resistenza Nazionale Mozambicana (RENAMO).
“Queste elezioni, sono avvenute nel contesto della firma dell’Accordo di Pace e della visita di Papa Francesco – ha continuato Momade -. Pensavamo che fossero libere, eque e trasparenti”.
Dopo le dichiarazioni del leader RENAMO, pare che l’euforia per la firma del terzo Accordo di Pace con il FRELIMO stia rapidamente svanendo. “Spero che la decisione consenta il mantenimento della pace”, ha affermato il capo del secondo partito mozambicano.
Il partito di Momade, ereditato da Afonso Dhlakama, storico nemico che guidava la guerriglia contro il FRELIMO finanziata dal Sudafrica dell’apartheid, non ha mai vinto. Ma ha sempre gridato alle frodi.
Il conteggio delle schede elettorali continua e, giorno dopo giorno, conferma la vincita del Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO). Conferma anche l’assestamento di Filipe Nyusi al 71 per cento delle preferenze a livello nazionale. Ormai ha la garanzia del secondo mandato presidenziale.
Al FRELIMO, secondo il quotidiano Noticias, è stata confermata maggioranza nelle province di Maputo e Gaza, nel sud del Paese, e Sofala. Vince, come previsto anche a anche Cabo Delgado, provincia di nascita di Nyusi, nell’estremo nord.
Le elezioni generali nell’ex colonia portoghese, lo scorso 15 ottobre, si sono svolte alla presenza di quasi sette mila osservatori. Oltre che mozambicani erano dell’UE, dei Paesi lusofoni, degli USA, Unione Africana e Comunità di sviluppo dell’Africa Australe.
La maggior parte degli osservatori ha dichiarato che il processo di votazione si è svolto pacificamente e in modo ordinato. Gli osservatori di UE, USA e Paesi lusofoni sono stati più critici riguardo ai disordini ma hanno, in linea di massima, concordato.
Che alle elezioni ci sia stato qualcosa di poco trasparente, si nota da vari fatti accaduti durante la campagna elettorale e durante il voto. Un tweet di Zenaida Machado, giornalista e ricercatrice di Human Rights Watch, mostra una prova evidente di brogli. Il TG STV, in un seggio di Beira, seconda città mozambicana, mostra il numero dei votanti, 158, mentre le schede nell’urna sono 252.
L’omicidio del responsabile degli osservatori elettorali del Comitato di Integrità Pubblica (CIP) di Gaza, ammazzato da uno squadrone della morte della polizia. L’attentato con armi da fuoco a un politico del MDM nella provincia di Maputo e le prove di schede precompilate a favore del FRELIMO.
L’Istituto Elettorale per la Democrazia Sostenibile in Africa (EISA) riferisce ciò che accaduto nelle province di Gaza, Nampula e Zambezia. “Le commissioni elettorali provinciali si sono rifiutate di accreditare 3 mila dei 6.955 osservatori elettorali. Ad alcuni debitamente accreditati è stato impedito di lavorare per ordine dei presidenti dei seggi elettorali. È accaduto nelle province di Gaza, Nampula e Zambezia”, ha affermato Domingos do Rosario, funzionario dell’EISA
Una denuncia viene fatta sul quotidiano mozambicano online “Verdade” da Joseph Hanlon, direttore del “Bollettino Elezioni” del Centro di Integrità Pubblica (CIP). “A Gaza, sono state registrate oltre 300mila elettori in più rispetto alla popolazione elettorale adulta” – scrive Hanlon. “Quando il presidente dell’Istituto nazionale di Statistica ha rifiutato di falsificare i risultati è stato costretto a dimettersi dal presidente della Repubblica, Filipe Nyusi. Un chiaro messaggio del controllo del Frelimo”.
E mentre si continuano a contare i voti che confermano la vittoria di Nyusi e del FRELIMO, a Tete, nel nord del Paese, sono stati trovati due morti. In un altro tweet Zenaida Machado, mostra la foto di una coppia. Sono la leader della Lega delle Donne del Renamo e suo marito. Erano spariti il giorno prima delle elezioni mentre distribuivano le credenziali ai delegati di partito. Sono stati ammazzati con diversi colpi d’arma da fuoco. Dall’inizio della campagna elettorale, secondo il CIP, ci sono stati 46 morti di cui 10 per omicidio.
Sandro Pintus
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