Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 4 ottobre 2019
Paul Biya, presidente del Cameroun da ben 37 anni, ha dato ordine di liberare 333 prigionieri, attualmente detenuti per delitti commessi nell’ambito della crisi anglofona, che si consuma nelle due province Nord-Ovest e Sud-Ovest da ormai quasi tre anni.
La parziale amnistia è rivolta solamente a coloro che non sono soggetti a condanne definitive da parte dei tribunali militari. Persone come uno dei leader dei separatisti, Julius Sisiku Ayuk Tabe, che da qualche mese sta scontando la pena all’ergastolo, non sono state graziate dal capo di Stato.
Finora i nomi delle persone che potranno lasciare il carcere non sono ancora stati resi noto, il fatto è stato comunque accolto con entusiasmo dai partecipanti al Dialogo nazionale sulla crisi anglofona, che si è aperto lunedi mattina nel Palazzo dei Congressi di Yaoundé, la capitale del Paese.
Il Dialogo nazionale, che si conclude oggi, è presieduto dal primo ministro Joseph Dion Ngute,e vi partecipano, oltre a politici, persone della società civile e gruppi religiosi. I leader dei gruppi separatisti hanno rifiutato di sedersi al tavolo delle trattative, in quanto le loro richieste non sono state accolte. Durante questo meeting i partecipanti dovrebbero esaminare proposte che diano risposte alle esigenze della popolazione delle due province anglofone.
Secondo i separatisti che vorrebbero trasformare le due province del Nord-ovest e del Sud-ovest in uno Stato autonomo chiamato “Ambazonia”, l’amnistia concessa non è sufficiente. Chiedono la liberazione di tutti i prigionieri reclusi dal 2016, compresi i dieci leader condannati all’ergastolo lo scorso agosto. “Non accettiamo un ramo d’ulivo da qualcuno che occupa ancora militarmente il nostro territorio”, ha specificato Ivo Tapang, portavoce di 13 gruppi armati, chiamati Contender Forces of Ambazonia. Infine ha aggiunto: ”Intensificheremo la nostra lotta con fucili e pallottole”.
In base a un rapporto della ONG Human Rights Watch le ostilità in atto avrebbero causato finora oltre 1.800 morti. Gli sfollati sono oltre mezzo milione, mentre decine di migliaia hanno cercato protezione nei Paesi confinanti, tra loro 35.000 si sono rifugiati nella vicina Nigeria. Secondo le stime dell’ONU, 1,5 milioni di persone si trovano in stato di insicurezza alimentare.
Il conflitto è in atto nelle due province anglofone dalla fine del 2016. Allora il presidente Biya aveva proclamato di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Ma, secondo un accordo sull’educazione scolastica del 1998, i due sotto-sistemi, quello anglofono e quello francofono, sarebbero dovuti restare indipendenti e autonomi.
Il Camerun ha dieci Regioni autonome, otto delle quali sono francofone. Solamente in due si parla l’inglese. All’inizio del ‘900 il Paese era una colonia tedesca. Dopo la prima guerra mondiale nel 1919, è stata divisa tra i francesi e gli inglesi, secondo il mandato della Lega delle Nazioni. La parte francese era molto più ampia e aveva come capitale Yaoundé, mentre quella inglese era stata annessa alla Nigeria, si estendeva fino al Lago Ciad e aveva per capitale Lagos. Gli inglesi erano poco presenti in questa regione, perché la loro attenzione era concentrata sui territori dell’attuale Nigeria.
Con l’indipendenza, ottenuta nel 1961, le due porzioni, inglese e francese sono state riunite per formare un unico Stato, l’attuale Camerun, ma finora le parti hanno sempre mantenuto un alto grado di autonomia. Molti cittadini anglofoni si sentono emarginati e poco rappresentati e per questo motivo da anni gli oppositori chiedono la secessione. Fino a poco tempo fa il governo centrale aveva sempre sminuito il problema e non aveva mai voluto aperire un dialogo concreto con i cittadini anglofoni, ma sotto pressione della comunità internazionale e dell’ONU, Biya ha dovuto cedere. Il Dialogo nazionale di questi giorni potrebbe rappresentare forse un primo passo verso la riconciliazione, anche se le polemiche non mancano e molti problemi restano ancora aperti.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgtes
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