Abuja, 1° ottobre 2019
In questi giorni la polizia del Lagos State ha liberato una ventina di giovani donne tra 15 e 28 anni con alcuni neonati, rinchiusi nelle cosìddette “baby factory”. I piccolini erano destinati alla vendita: 830 dollari per una femminuccia, mentre per i maschietti il prezzo sale a 1.400 dollari.
Le ragazze, provenienti da diversi stati della Repubblica Federale, sono stati portati a Lagos, la più grande città e metropoli economica del Paese, con l’inganno e la promessa di un lavoro redditizio. Le malcapitate sono poi state violentate e rinchiuse in diverse case.
Una delle giovani ha affermato che, una volta giunta nella metropoli, la “madame” l’avrebbe costretta a concedersi a sette uomini diversi nel giro di poco tempo, finchè non si è resa conto di aspettare un figlio. La ragazza ha aggiunto: “Allora la madame mi ha incoraggiato di portare a termine la gravidanza, promettendomi una lauta ricompensa dopo il parto”.
Altre vittime hanno riferito di essere state trattenute contro la loro volontà, non hanno nemmeno potuto consultare un medico, malgrado fossero incinte, tanto meno contattare i propri familiari per chiedere aiuto, in quanto i loro telefonini sono stati sequestrati dai loro aguzzini.
Il portavoce della polizia di Lagos, Elkana Bala, ha detto che due donne che si spacciavano per infermiere, sono state arrestate, ma la testa dell’organizzazione è riuscita a fuggire. Un uomo ora ricercato in tutto il Paese. Gli agenti hanno scoperto i covi della banda dietro segnalazione di alcuni vicini, che lamentavano la presenza di diversi neonati in uno stesso edificio. Ha inoltre confermato che 19 donne sono state liberate insieme a sei neonati. “Non è ancora chiarito – ha aggiunto Elkana – chi siano i potenziali acquirenti.
Le baby factory si trovano un po’ ovunque in Nigeria, sono un affare molto lucroso e già qualche anno fa alcune Organizzazioni internazionali avevano definito il traffico di bambini come uno dei maggiori crimini commessi nel gigante dell’Africa, secondo solo alla frode e al traffico di droga.
Nel 2016 erano partite inchieste a 360 gradi che avevano portato alla luce tale traffico disumano. Molto spesso dietro il rapimento e contrabbando di minori ci sono trafficanti di esseri umani e le cosiddette “fabbriche di bambini”, controllate da “operatori sanitari” che in realtà sono criminali incalliti senza scrupoli.
Le giovani donne vengono pagate per mettere al mondo dei figli, per soddisfare sia il mercato nazionale e che quello internazionale. Se sono fortunati, i piccoli vengono “acquistati” da coppie sterili, desiderosi solo di adottare un figlio, pronti a pagare cifre esorbitanti sul mercato internazionale. Si dice che invece altre volte i neonati vengano ceduti a sette i cui rituali prevedono perfino sacrifici umani.
Nell’estate 2014 è stato scoperto un traffico di bambini tra Niger e Nigeria e in tale ambito è stata anche arrestata una delle mogli di Hama Amadou, ex portavoce dell’Assemblea Nazionale del Niger, oggi in esilio tra la Francia e il Benin. La donna era finita dietro le sbarre insieme a altre persone, tra loro anche personalità di spicco del mondo degli affari, militari e politici, come Abdou Labo, ex ministro dell’agricoltura di Niamey. Purtroppo il processo, che si è svolto all’inizio del 2015, si è concluso in un nulla di fatto. La Corte di Niamey ha lasciato cadere tutte le accuse e si è dichiarata “incompetente per giudicare un caso del genere”.
Africa ExPress
@africexp
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