Sandro Pintus
Firenze, 22 settembre 2019
Dalle prime elezioni libere del 1992 – anno in cui si è chiusa l’era del partito unico FRELIMO – il Mozambico certamente è cresciuto economicamente. Un Pil che ha superato il 7 per cento ha portato benessere. A pochi. Soprattutto nella capitale, Maputo. Di sicuro ha arricchito vari militari e politici del FRELIMO, il partito al potere dal 1975, anno dell’indipendenza dal Portogallo.
Grazie a Panama Papers, sono venute alla luce le ricchezze di noti personaggi dell’ex colonia portoghese. Tra questi Josè Pacheco, l’ex ministro dell’Agricoltura e il generale Joaquim Alberto Chipande.
La scoperta dei rubini e del gas a Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, potrebbero essere fonte di sviluppo per un Paese ancora molto povero. Se bene amministrate, queste risorse potrebbero portare enorme benessere e ricchezza a vantaggio di tutta la popolazione.
La miniera di rubini di Montepuez, la più grande del mondo, e i giacimenti di gas naturale nel bacino del Rovuma sono un enorme tesoro. Ma dove c’è ricchezza è in agguato la corruzione, aumentata in modo esponenziale negli ultimi anni.
Panama Papers ha svelato la sparizione di 6,4 mln di euro dalla vendita dei rubini nel 2014. Il denaro doveva essere utilizzato per servizi alla comunità che ha visto le briciole: 100mila dollari. Ultimo episodio in ordine di tempo, nel 2016, è uno scandalo da 1,9mld di euro.
Sotto l’amministrazione dell’allora presidente Armando Guebuza, alcuni politici del governo hanno scavalcato il Parlamento contraendo prestiti occulti per 1,9mld di euro. Lo hanno fatto offrendo garanzie su imprese statali, oltretutto violando la Costituzione.
Lo scandalo da 1,9mld, la frode maggiore della storia del Mozambico, ha indotto i donatori esteri a trattenere gli aiuti. Questo ha causato l’aumento del debito pubblico, arrivato al 135 per cento, mettendo le mani dello Stato nelle tasche dei cittadini.
Il Centro per l’integrità pubblica (CIP) ha lanciato la campagna “Io non pago i debiti occulti”. Ne è nato un movimento trasversale di protesta contro lo strapotere dei politici che calpestano la costituzione. A causa di questa iniziativa, Fátima Mimbire, una delle attiviste del CIP, è stata minacciata di morte attraverso i social network.
Il maggiore indagato della frode è l’ex ministro delle Finanze mozambicano Manuel Chang, attualmente detenuto in Sudafrica. Per Chang è in atto un braccio di ferro tra USA, che hanno chiesto l’estradizione per processarlo, e il Mozambico che vuole giudicarlo in casa.
Molti osservatori credono che portarlo a casa serva a coprire le responsabilità dell’allora presidente Guebuza e dell’attuale presidente Nyusi, ministro della Difesa nel 2015.
Chissà se il politico, prima delle elezioni del 15 ottobre, riuscirà a tornare in Mozambico. Per il momento gli Stati Uniti non mollano la presa e vogliono processarlo per frode contro i cittadini americani.
(3 – fine)
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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