Franco Nofori
17 settembre 2019
Chiunque si trovi a dover periodicamente affrontare il percorso in auto da Mombasa a Nairobi, non può che essersi sentito sollevato nell’apprendere la decisione del presidente Kenyatta di proibire il traffico dei mezzi pesanti, porta-container, dal porto di Mombasa alla capitale, imponendo che tale trasporto avvenisse per mezzo della nuova ferrovia. Si è indubbiamente trattato di una scelta opportuna; con l’utilizzo del treno i container arrivano a destinazione in molto meno tempo di quello impiegato su strada e mantengono la loro integrità, spesso messa a rischio da incidenti e ribaltamenti che occorrono con preoccupante frequenza nel tragitto su ruote lungo i circa 500 chilometri che separano Nairobi dalla città portuale.
L’aspetto più rilevante di questa iniziativa riguarda l’alleggerimento del traffico sull’unica arteria del Paese, pomposamente definita “high way” (superstrada). In ancora troppi punti, si tratta di strada composta di due corsie, afflitte da dossi, curve e ripide salite, dove avventurarsi in un sorpasso, significa non raramente sfidare la morte. Inoltre, i grossi autocarri che formano spesso lunghe linee ininterrotte, sono condotti in modo spericolato, soffrono di cattiva manutenzione, hanno freni e compressione insufficienti e – insieme ai bus per traporto passeggeri – sono le principali cause di gravi incidenti, troppo spesso mortali.
Tuttavia, così come una moneta mostra sempre due facce, anche le scelte strategiche, per quanto si possano valutare positivamente, contengono sempre alcuni effetti negativi, come l’allarmato governatore della contea di Mombasa, Hassan Ali Joho, ha fatto recentemente rilevare. Stando a uno studio pubblicato lo scorso venerdì dalla Business School dell’Università di Nairobi, la costa del Kenya, causa il blocco imposto al traffico pesante su strada, avrebbe già subito una flessione economica di oltre 150 milioni di euro, mettendo anche a rischio più di ottomila posti di lavoro nel settore dei trasporti e nei servizi a questi collegati. Il settore più colpito è ovviamente quello degli spedizionieri che fa capo alla Transporters Kenya Association. La KTA lamenta l’imminente chiusura di molte aziende a lei consociate, ma i disagi si estendono anche a una lunga serie di attività collaterali: la vendita di carburante, la fornitura di servizi alberghieri, la ristorazione, le auto-officine…
La costa del Kenya, da anni pesantemente colpita, dalla drastica riduzione dei flussi turistici, si trova oggi a dover fronteggiare un’altra emergenza. Inoltre, la decisione di avvantaggiare il trasporto ferroviario, rispetto a quello su strada, implica anche che, d’ora in poi, l’87 per cento delle operazioni di sdoganamento, saranno direttamente effettuate a Nairobi e non più presso le strutture del porto di Mombasa che si troverà cosi a dover subire una pesante riduzione degli addetti. Sono ormai molti anni che l’economia della costa è in declino e l’unico gioiello che poteva vantare era il suo porto, ora anche quello è a rischio e sta per seguire la sorte dell’aeroporto cittadino, afflitto da una robusta riduzione dei voli e – per di più – minacciato dal sempre rinviato, ma ancora incombente, adeguamento dell’aeroporto di Malindi per l’accoglienza dei grossi charter turistici. Quando ciò dovesse avvenire, il Moi International Airport di Mombasa, sarà condannato a diventare uno scalo del tutto secondario.
Del resto la stessa ferrovia GSR, realizzata con pesanti finanziamenti cinesi (e conseguente indebitamento del Kenya) aveva urgente necessità di riorganizzare i propri servizi, dopo che una gestione quantomeno disinvolta, incompetente e viziata dalla sempre immancabile corruzione, aveva collezionato insopportabili passività che avevano addirittura indotto il partner asiatico a non completare il percorso ferroviario com’era previsto dal progetto originale. In queste condizioni, era perciò essenziale un’urgente ed efficace ristrutturazione che riportasse in attivo il suo esercizio. Purtroppo nessuna operazione, soprattutto quando compiuta in condizioni d’emergenza, può essere portata a termine in modo del tutto indolore.
Franco Nofori
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