Yaoundé, 5 settembre 2019
Nelle due regioni anglofone (Nord-Ovest e Sud Ovest) del Camerun, dove si consuma un sanguinoso conflitto dalla fine del 2016, sono state chiuse più di 4.400 scuole e anche ora, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, i banchi rischiano di restare vuoti.
Secondo l’ultimo rapporto dell’UNICEF, pubblicato alla fine di agosto, oltre seicentomila bambini sono attualmente stati privati dell’istruzione scolastica, del diritto allo studio. Questo fenomeno si sta espandendo anche in altri Paesi dell’Africa occidentale e centrale, dove insicurezza, conflitti interni, impediscono un regolare corso di studi ai piccoli, defraudando in questo modo i giovani del proprio futuro.
L’UNICEF ha sottolineato che quasi due milioni di alunni sono stati letteralmente cacciati dalle scuole in Africa occidentale e centrale a causa della recrudescenza di attacchi, violenze e minacce contro scuole, insegnanti e alunni.
In base alla relazione del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, a giugno 2019 oltre 9000 istituti scolastici non sarebbero più stati operativi o chiusi in diversi Paesi, come Camerun, Niger, Mali, Nigeria, Repubblica centrafricana, Congo-K, Ciad proprio a causa della crescente insicurezza. L’Organizzazione ha invitato i vari governi a prendere i necessari provvedimenti. E’ assolutamente necessario, ha precisato l’UNICEF, che questi Stati approvino e applichino la “Dichiarazione sulla sicurezza nelle scuole”, perchè il numero di istituti chiusi sta crescendo a dismisura e nel 2019 sarebbe ben tre volte superiore rispetto al 2017.
Nelle due province anglofone del Camerun la popolazione è convinta che il governo non sia in grado di proteggere la popolazione, tanto meno l’istruzione: dall’inizio della crisi sono stati incendiati oltre 160 edifici scolastici.
Scuole, insegnanti, studenti vengono presi di mira dai secessionisti. Boicottare l’istruzione finanziata dal governo centrale è, secondo i ribelli, un modo per contrastare le autorità di Yaoundé.
Ayuk Etienne, direttore di una scuola, ha fatto sapere che alcuni edifici scolastici sono stati trasformati in basi logistiche dei secessionisti; alcuni istituti non sono più operativi dal 2016. La gente continua a fuggire dalle zone anglofone.
La crisi nelle zone anglofone è iniziata nel novembre del 2016, quando il presidente Paul Biya – che è stato rieletto nell’ ottobre 2018 – aveva proclamato di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Ma, secondo un accordo sull’educazione scolastica del 1998, i due sotto-sistemi, quello anglofono e quello francofono, sarebbero dovuti restare indipendenti e autonomi.
Il Camerun ha dieci Regioni autonome, otto delle quali sono francofone. Solamente in due si parla l’inglese. All’inizio del ‘900 il Paese era una colonia tedesca. Dopo la prima guerra mondiale nel 1919, è stata divisa tra i francesi e gli inglesi, secondo il mandato della Lega delle Nazioni. La parte francese era molto più ampia e aveva come capitale Yaoundé, mentre quella inglese era stata annessa alla Nigeria, si estendeva fino al Lago Ciad e aveva per capitale Lagos. Gli inglesi erano poco presenti in questa regione, perché la loro attenzione era concentrata sui territori dell’attuale Nigeria.
Con l’indipendenza, ottenuta nel 1961, le due porzioni, inglese e francese sono state riunite per formare un unico Stato, l’attuale Camerun, ma finora le parti hanno sempre mantenuto un alto grado di autonomia. Molti cittadini anglofoni si sentono emarginati e poco rappresentati e per questo motivo da anni gli oppositori chiedono la secessione, ma il governo centrale ha sempre sminuito il problema e non ha mai aperto un dialogo concreto con i cittadini anglofoni.
Africa ExPress
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