Franco Nofori
1° settembre 2019
“Ho conosciuto Farouk Kibet, agli inizi dell’anno scorso e un mese fa, lui mi ha presentato al vicepresidente William Ruto, di cui è l’assistente personale”. Così comincia la narrazione di Monica Muthoni, studentessa ventunenne in frequenza presso l’Università di Nairobi nella facoltà di psicologia. La giovane narra l’avventura in cui sarebbe stata suo malgrado coinvolta il 26 luglio scorso, al semisconosciuto giornale online Hivipunde ed è quantomeno strano che nessuna delle testate più importanti del Paese abbia ripreso la notizia. “Ci siamo incontrati presso il Muthaiga Golf Club di Nairobi – continua Monica – e da lì ci siamo poi trasferiti da qualche parte a Karen, dove, senza il mio consenso, mi è stata tolta la verginità rendendomi gravida”. Un’altra pesantissima tegola per il già ampiamente discusso vicepresidente del Kenya.
L’accusa avanzata dalla studentessa è indubbiamente grave perché, stando a quanto dichiarato, lei non sarebbe stata consenziente al rapporto e (se questo fosse confermato) si tratterebbe quindi di un caso di stupro. “Non sono mai stata con altri uomini all’infuori di Ruto e di Farouk – aggiunge ancora la ragazza – quindi il responsabile della mia gravidanza non può che essere uno di loro”. Certo che, se l’ipotesi di violenza può sollevare qualche perplessità, resta il fatto – qualora la gestazione fosse portata a termine – che l’individuazione del padre del nascituro potrebbe essere facilmente accertata. L’articolo di Hivipunde è comunque vago e ben poco circostanziato, al punto da legittimare qualche dubbio sulla sua autenticità, ma è del resto possibile che una giovane studentessa rischi di essere accusata di diffamazione ai danni di un un’alta personalità governativa, per essersi inventata di sana pianta l’intera storia?
Ma chi è Farouk Kibet, il sensale che – secondo quanto riferisce Monica – avrebbe organizzato il piccante incontro a tre con William Ruto? Le biografie su di lui scarseggiano e il poco che lo riguarda è alquanto laconico, ciò nonostante, la sua figura è dipinta con tratti piuttosto sinistri. Farouk è definito come la permanente ombra di Ruto. Lo accompagna ovunque e pur non essendo detentore d’incarichi politici, è indubbiamente l’uomo su cui il vicepresidente ripone totale fiducia. E’ il suo confidente e il suo attento orecchio. Nel procedimento dell’ICC, il Tribunale Penale Internazionale, aperto contro William Ruto e Uhuru Kenyatta, si trovò coinvolto anche lui e fu accusato di aver “gestito” le testimonianze in favore di Ruto, attuando, nello stesso tempo, azioni “dissuasive” contro i testimoni a suo carico. Il procedimento, come si sa, approdò poi a nulla e tutti gli accusati furono prosciolti.
Ma a offuscare la sublime immagine di William Ruto, che lo vorrebbe per eccellenza un God fearing man, (uomo timorato di Dio) e uno dei più fulgidi esempi di marito devoto e fedele, non c’è solo l’accusa di Monica Muthoni, c’è anche quella di un’altra studentessa; la ventiquattrenne Joan Munene che, nell’aprile scorso, dichiarò di essere incinta del sorprendente homme fatale. “Ci siamo conosciuti agli inizi dell’anno. – riferisce la giovane, anche lei in un’intervista rilasciata a Hivipunde – Come qualsiasi altra ragazza, mi sono sentita lusingata per aver attratto l’interesse del mio gentile e forbito vicepresidente. Ci siamo così frequentati, fino a innamorarci seriamente l’uno dell’altra, ma ora che sono gravida, lui mi ha abbandonata. Ogni settimana devo spendere quasi duemila euro, per i necessari checkup che controllano la gestazione. Sono una semplice studentessa e non me lo posso permettere. Ho cercato il suo aiuto, ma come ha saputo che ero incinta, si è infuriato e mi ha imposto di lasciarlo in pace o mi denuncerà per diffamazione. Sono disperata.”, avrebbe concluso in lacrime.
Che un normale checkup in corso di gravidanza ed eseguito in Kenya, debba costare duemila euro, è un po’ difficile da credere, ma la domanda da porsi è un’altra: Monica e Joan, sono davvero state mese incinte da William Ruto o (nel caso di Monica) dal suo guardaspalle? E, se così non fosse, perché dovrebbero correre il rischio di finire in galera una volta che le loro menzogne fossero agevolmente scoperte? Occorre comunque ricordare che solo due anni fa William Ruto si trovò costretto a riconoscere la paternità ad Abby Cherop, concepita undici anni prima come il frutto di una relazione con la madre Chemutai Bett, con cui (benché già sposato con l’attuale moglie) aveva intrattenuto una relazione.
Tutto questo, oltre alle indubbie qualità di scaltrezza e intuito politico, farebbe conferire al vicepresidente del Kenya, anche il titolo di consumato (anche se un po’ incauto) dongiovanni. E inoltre: come la tranquilla e discreta moglie Rachel Chebet riesce a convivere con la fama di amateur conquistata dal suo autorevole coniuge? Con imbarazzo, vergogna, rassegnazione? Tuttavia, sia Monica Muthoni, sia Joan Munene, sono persone reali; come mai nessun media si è mai occupato di loro? Che fine hanno fatto le loro denunce? Il parto di Joan, stando a quanto da lei dichiarato – e sempre che non intervenga un’interruzione di gravidanza – dovrebbe verificarsi a dicembre. Ruto si farà carico dei suoi doveri di padre?
Franco Nofori
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