Sandro Pintus
Firenze, 23 agosto 2019
Per Omar Al-Bashir, già presidente dittatore del Sudan, sta arrivando la resa dei conti. Nel suo Paese è a processo per corruzione iniziato il 18 agosto. Il dittatore, dopo aver governato il Sudan per trent’anni con il pugno di ferro, è arrivato al tribunale di Khartoum scortato da un convoglio militare.
Il 75enne ex presidente è accusato del possesso di 90 milioni di dollari avuti dalla casa reale saudita. Nella sua residenza sono stati trovati circa 7 milioni di euro oltre a dollari americani e sterline sudanesi. I sette milioni sarebbero stati parte di somme maggiori da utilizzare al di fuori dei bilanci statali offerti dal principe saudita Mohammed bin Salman.
Nel suo Paese Al-Bashir è a processo per corruzione e accusato di incitamento e coinvolgimento nell’uccisione di manifestanti il 13 maggio quando era ancora al potere. Ma sono ben altre, e pesantissime, le accuse che gli vengono attribuite dalla Corte Penale Internazionale (CPI). Tra le tante anche genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra in Darfur e uso di armi chimiche. Il dittatore è ritenuto responsabile della morte di almeno 300 mila persone.
Il dittatore sudanese è riuscito a sfuggire all’arresto in Sudafrica. Nel giugno 2015 mentre partecipava a un summit dell’Unione Africana i giudici sudafricani volevano arrestarlo ma era scappato da un aeroporto militare. Il governo sudafricano non ne aveva permesso l’arresto creando un conflitto istituzionale che l’Alta Corte del Sudafrica aveva definito “illegale e vergognoso ”.
Oggi, contro Omar Al-Bashir, per l’ennesima volta alza la voce Amnesty International attraverso Joan Nyanyuki, direttore dell’Africa orientale, del Corno e dei Grandi Laghi. “Mentre questo processo è un passo positivo verso la responsabilità di alcuni dei suoi presunti crimini, rimane ricercato per crimini atroci commessi contro il popolo sudanese”.
“Le autorità sudanesi devono consegnare Al-Bashir alla Corte Penale Internazionale per rispondere delle pesanti accuse: uccisioni, mutilazioni e torture di centinaia di migliaia di persone”. – ha affermato Nyanyuki. “Omar Al-Bashir ha eluso la giustizia per troppo tempo. Le vittime di orribili crimini attendono ancora giustizia e risarcimenti da oltre un decennio, da quando l’CPI ha emesso il primo mandato di arresto”.
Sandro Pintus
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