Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 17 agosto 2019
In occasione delle celebrazioni per il 75esimo anniversario dello sbarco in Provenza (operazione Dragoon), il presidente francese, Emmanuel Macron, ha invitato tutti sindaci del suo Paese ad intitolare strade e piazze delle città in memoria dei combattenti africani caduti. “Il ricordo di questi uomini sono l’orgoglio di tutta l’Africa”, ha aggiunto il leader francese durante la commemorazione, che si è svolta il 15 agosto alla necropoli di Boulouris, nei pressi di Saint-Raphaël (Dipartimento di Var), dove sono sepolti i corpi di 464 combattenti.
Alla cerimonia, volta a onorare i soldati del nord Africa e dell’Africa subsahariana che hanno partecipato alla liberazione della Francia, hanno presenziato anche due omologhi africani di Macron: il guineano Alpha Condé e l’ivoriano Alassane Ouattara.
Durante il suo discorso Macron ha sottolineato: “Sul suolo della Provenza è stato versato sangue africano, ne dobbiamo essere fieri e mai dimenticarlo. La nostra gratitudine deve essere eterna”.
La necropoli di Boulouris è stata inaugurata il 15 agosto 1964 da Charles De Gaulle, allora presidente della Repubblica, in memoria dei 350.000 uomini – tra loro 250.000 del generale Jean de Lattre de Tassigny – sbarcati sulle coste della Provenza per mettere fine all’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale.
E il capo di Stato francese ha ricordato: “La maggior parte dei soldati dell’esercito della liberazione francese provenivano dall’Africa: i francesi del Nord Africa (pieds noirs), i tiratori algerini, marocchini, tunisini, zuavi, spahis, goumiers, fucilieri che chiamiamo senegalesi, che in realtà venivano da molti Paesi subsahariani, tra loro anche guineani e ivoriani. E per molti anni questi grandi combattenti non hanno ottenuto la gloria e la stima che meritano.
Quasi il 70 per cento delle truppe francesi erano uomini provenienti dalle sue ex colonie, per lo più dall’Africa, qualcuno anche dal Pacifico. Tra il 1939 e il 1945 oltre 300.000 africani delle colonie francesi dell’Africa occidentale e equatoriale sono stati arruolati, spesso con la forza, nel corpo dei fucilieri senegalesi. Sin dall’inizio del conflitto sono stati mandati a combattere al fronte.
I fucilieri senegalesi hanno partecipato anche alla battaglia della Somme nella Francia settentrionale (durante la quale fu ucciso il capitano di origini gabonesi Charles N’Tchoréré) e al massacro di Chasselay, nel Dipartimento Rodano nella regione Alvernia-Rodano-Alpi. A Chasselay il 25esimo reggimento dei fucilieri ricevette persino l’ordine di resistere, di non retrocedere per alcun motivo. L’esercito tedesco, meglio equipaggiato e addestrato e ben più numeroso, ebbe la vittoria facile. Eppure gli africani combatterono fino alla morte, mentre i sopravvissuti, come in altre occasioni, furono vittime del razzismo e delle barbarie dei soldati del Fuehrer. I tedeschi li consideravano untermenschen (sub-umani, termine dell’ideologia razzista nazista utilizzato per descrivere i “popoli inferiori”) e per non “sporcare” il suolo tedesco, gli africani venivano internati nei frontstalags (lager), per lo più nella Francia occupata. Alla fine del 1940 oltre 70.000 fucilieri furono rinchiusi in queste prigioni disumane.
Il corpo dei fucilieri senegalesi era stato creato nel 1857 da Louis Faidherbe, governatore del Senegal, per supportare i francesi nelle loro conquiste in Africa. Ma con l’inizio della Grande Guerra tutto cambiò. I tiratori “neri” non più volontari, vennero reclutati ovunque, anche con la forza. Una caccia all’uomo che ricorda la tratta degli schiavi. Anche all’esordio della seconda guerra mondiale molti furono reclutati con la forza.
C’era molta disparità tra soldati africani e quelli francesi. I fucilieri venivano addestrati nel campo militare di Ouakam, vicino a Dakar. Un vecchio combattente riferisce che dovevano allenarsi a torso nudo. Le camicie, senza colletto, erano riservate solamente per le sfilate, mentre i bianchi le usavano sempre e avevano il colletto. Anche il cibo era diverso da quello dei loro commilitoni francesi.
Tutti i militari africani hanno avuto un ruolo importante nella storia della Francia, in particolare i fucilieri senegalesi, eppure la storia di questi sconosciuti eroi, viene spesso ignorata. Decine di migliaia tra loro hanno sacrificato la loro vita per il colonizzatore, fieri di aver portato gloria alla Francia.
Eppure oggi, la Francia, l’Europa tutta, respinge i discendenti di questi valorosi eroi – che hanno contribuito in modo significativo per restaurare pace e libertà nel nostro continente – anzi, vengono lasciati marcire nelle galere libiche e vietano persino il soccorso in alto mare. E non si può che dar ragione a Hector Berlioz: “Il tempo è un grande insegnante, ma sfortunatamente uccide tutti i suoi alunni”.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes
Il centenario della Grande Guerra: l’Europa dimentica il sacrificio degli africani