Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 15 agosto 2019
Da qualche anno nei conflitti che si combattono nelle zone calde del mondo è entrato sul palcoscenico un nuovo attore: il Wagner Group, un’organizzazione di mercenari dell’ex impero sovietico. I suoi paramilitari hanno giocato un ruolo strategico nell’Ucraina orientale (soprattutto quando la Crimea è stata invasa dalle truppe russe nel 2014) e in Siria, a difesa del dittatore Bashar al-Assad. Ma la loro espansione in Africa si è sviluppata soprattutto nella Repubblica Centrafricana e più discretamente in Libia e in Sudan.
Nell’ex colonia francese la loro presenza è massiccia anche se nascosta dietro quella più pubblica e politica della Russia che si manifesta persino nei poster per le strade dove si inneggia enfaticamente all’amicizia tra il gigante europeo/asiatico e il Paese subsahariano. Addirittura Mosca a Bangui, la capitale, ha aperto una stazione radio FM che trasmette in continuazione canzonette russe e lezioni di lingua, che vengono per altro offerte gratuitamente a chi vuole seguire personalmente corsi ad hoc.
Il gruppo Wagner può essere considerato l’avamposto della politica estera del Cremlino, che fino a poco tempo fa pareva poco interessato a sfruttare le favolose risorse minerarie africane, avendone a sufficienza in patria. Invece con l’emorragia delle repubbliche sovietiche asiatiche diventate indipendenti, la Russia si è accorta di essersi impoverita e quindi si è lanciata, al pari degli occidentali (storicamente presenti in Africa), dei cinesi e degli indiani, alla conquista del continente nero.
Ma mentre i primi hanno un minimo di controllo sociale e i loro governi non possono permettersi operazioni troppo spregiudicate, Mosca e Pechino, e un pochino più discretamente Delhi, possono avere comportamenti disinvolti e, talvolta, sfacciatamente poco onesti.
Del Gruppo Wagner si sa poco. Il loro impiego come mercenari viene sfrontatamente negato (in Russia è un’attività illegale) e ufficialmente i suoi paramilitari vengono utilizzati per la protezione di impianti petroliferi e pipeline. Nel caso della Repubblica Centrafricana “proteggono” le miniere d’oro, di diamanti e le foreste di legno pregiato.
Quando Putin ha deciso il coinvolgimento in Siria, ha pensato a un intervento diverso da quello sovietico in Afghanistan e in Cecenia che ha causato decine di morti e, essendo molto impopolare, ha provocato un’emorragia di consensi al regime. Ha quindi inviato in Siria un gruppo di paramilitari, ufficialmente privati. Regolarmente quando spuntavano vittime russe il Cremlino continuava a ripetere di non saperne niente, negando un coinvolgimento diretto.
Secondo Ruslan Leviev, il cui gruppo di intelligence sui conflitti, il Conflict Intelligence Team, ha studiato il coinvolgimento segreto russo in Siria. Il gruppo Wagner “anche se sembra un gruppo privato è invece il braccio non ufficiale del Ministero della Difesa russo”. A capo della società c’è Yevgeny Prigozhin, un oligarca molto vicino a Vladimir Putin. La Evro Polis, una società collegata a Prigozhin, ha raggiunto un accordo con la statale siriana Petroleum Corp. che versa al gruppo Wagner il 25 percento dei proventi della produzione di petrolio e gas nei campi catturati e messi in sicurezza dai suoi uomini.
Nella Repubblica Centrafricana, secondo fonti giornalistiche, la società russa ha raggiunto vari accordi con il governo per avere ragguardevoli provvigioni sui diamanti e sull’oro che viene estratto e immesso sul mercato.
Comunque niente di nuovo nel mondo dei soldati di ventura. Fino a una decina di anni fa la Branch Energy – una società sussidiaria del famigerato gruppo sudafricano “Executive Outcames”, fondata e diretta da Eeben Barlow, impegnata negli anni ’90 a rifornire di mercenari i dittatori dei due Congo (Kinshasa e Brazzaville) – aveva raggiunto accordi dello stesso tenore oltre che con i governi congolesi anche con Sierra Leone, Angola. Degli Executives facevano parte anche mercenari italiani alcuni dei quali erano stati individuati in Somalia. La società americana Halliburton, che faceva capo al vicepresidente americano Cheney, forniva logistica e sicurezza ai militari USA in missione nell’ex colonia italiana e in Africa occidentale.
Ora nel business della privatizzazione della guerra alle compagnie di contractor americani, sudafricani e francesi si sono affiancati i russi che in più in Centrafrica godono della benevola protezione delle Nazioni Unite impegnate, con molte difficoltà, a contenere il conflitto civile in corso, guerra civile, con conseguenti massacri e pulizie etniche. Nella missione militare nell’ex colonia francese, l’ONU ha imbarcato anche la Russia. Ovviamente i suoi mercenari non indossano il casco blu, ma sono coinvolti direttamente nelle società russe che nella Repubblica Centrafricana sono incaricate di sviluppare le industrie di diamanti e minerali pregiati. “Inoltre – spiega sempre Ruslan Leviev – gli istruttori russi sono in realtà mercenari di Wagner”.
“Non c’è nulla di sensazionale nella presenza di istruttori russi nella Repubblica Centrafricana – gli hanno risposto da Mosca -. Nessuno ha nascosto nulla.”
La presenza dei mercenari russi in Africa è cominciata in Sudan quando – secondo l’agenzia di “informazioni strategiche” (cioè di spionaggio) Stratfor – nel gennaio 2018, sono sbarcati a Khartoum i primi paramilitari con il compito di sostenere il dittatore Omar Al Bashir, defenestrato a inizio aprile quest’anno. Al Bashir dal 4 marzo 2009 è ricercato dalla Corte penale Internazionale, per I crimini commessi in Darfur.
Un ruolo significativo lo stanno giocando anche in Libia dove i russi appoggiano i miliziani del generale della Cirenaica Khalifa Haftar in guerra contro il presidente Fayez al Serraj.
Insomma dalla guerra fredda di un tempo siamo passati alla guerra per il controllo e l’accaparramento delle risorse dove e popolazioni africane hanno il solo ruolo di impotenti spettatori.
Massimo A. Alberizzi
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