Pretoria, 10 agosto 2019
Ci risiamo. Ciclicamente riesplodono le violenze contro i migranti in Sudafrica. In questi ultimi giorni si sono nuovamente verificati attacchi xenofobi a Johannesburg nei confronti di residenti stranieri. Succede sempre quando cresce la disoccupazione, che ha raggiunto il 29 per cento e, secondo gli esperti, crescerà ancora nei prossimi mesi.
In un raid la polizia sudafricana ha arrestato oltre seicento migranti, per lo più etiopi a Johannesburg e confiscato i loro beni. La scorsa settimana, durante un primo raid, gli stranieri si sono ribellati, prendendo anche a sassate le vetture della forza pubblica.
Questa volta le forze dell’ordine non si sono lasciate intimorire e sono andate a colpo sicuro. In alcuni negozi sono state anche trovate armi, oltre a prodotti non autorizzati. Il governo sudafricano ha elogiato l’operato della polizia. E Jackson Mthembu, ministro della presidenza del Sudafrica e parlamentare per l’African National Congress, ha fortemente condannato gli attacchi dei migranti nei confronti della polizia e ha sottolineato: “E’ necessario combattere coloro che violano le leggi del nostro Paese”.
La Deutsce Welle ha riportato sul suo sito in amarico, che questa settimana oltre seicento etiopi sarebbero stati arrestati; chiunque avesse le sembianze di un habesha (gruppo di popolazioni presenti nelle odierne Etiopia ed Eritrea), anche se in possesso di un regolare permesso di soggiorno, è stato fermato. Kidane Woldeyesus, un etiope residente a Johannesburg ha specificato che la polizia sudafricana ha effettuato arresti indiscriminati nei confronti della sua gente e che nemmeno il giorno seguente all’arresto, nessuno ha ottenuto il permesso di far visita a coloro che sono stati fermati e rinchiusi nella stazione di polizia John Fosta.
Come se non bastasse, anche comuni cittadini si sono riversati sulla Margaret Mcingana Street a Jeppestown, Johannesburg, armati di coltelli e bastoni urlando: “Gli stranieri che intendono uccidere i nostri poliziotti, se ne devono andare” e altro ancora. Durante la protesta alcuni manifestanti hanno saccheggiato negozi, distrutto le automobili dei migranti e infine hanno persino picchiato le loro mogli. Mentre diversi agenti che hanno partecipato alla manifestazione, sarebbero stati arrestati.
Africa ExPress@africexp
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Questo e' il risultato dell'entrare di prepotenza in casa d'altri, che i post-comunisti dicono essere la chiave del paradiso.
No Daria sbagli. Questa è il risultato della squilibrio delle risorse e delle ricchezze. Ti copio ui una parte del rapporto Oxfam sulla distribuzione della ricchezza del mondo. Se non incrementiamo il reddito dei più poveri rischiamo si di vederci invasi di prepotenza.
22 gennaio 2018
L'1% piu' ricco della popolazione mondiale detiene piu' ricchezza del restante 99%. E' uno degli allarmanti risultati che emergono dal rapporto Oxfam "Ricompensare il lavoro, non la ricchezza", riferiti al primo semestre del 2017 e diramato alla vigilia dell'Annual Meeting del World Economic Forum e che fotografa un mondo in cui le crescenti disuguaglianze socio-economiche stanno diventando sempre di piu' il tema centrale del nostro tempo.
I dati sono inquietanti: l'82% dell'incremento della ricchezza globale, che e' stata registrata nel 2017, e' stata appannaggio dell'1% piu' ricco mentre il 50% piu' povero della popolazione mondiale non ha beneficiato di alcuna porzione di tale incremento. Dal rapporto emerge inoltre che i 2/3 della ricchezza dei piu' facoltosi miliardi del mondo non e' frutto del loro lavoro ma e' ereditato o e' frutto di rendita monopolistica ovvero il risultato di rapporti clientelari. E questo e' ancora piu' significativo se si considera che nel 2016 erano 40 milioni le persone schiavizzate nel mercato del lavoro, tra cui 4 milioni di bambini.
Il rapporto evidenzia inoltre che siamo ben lontani dal colmare queste disuguaglianze e anzi il trend e' in peggioramento visto che 7 cittadini au 10 vivono in un paese in cui la disuguaglianza e' aumentata negli ultimi 30 anni. Se si considera poi il reddito, Oxfam riferendosi al World Inequality Report 2018, riferisce che tra il 1980 e il 2016 circa il 27% dell'incremento del reddito globale sia stato appannaggio dell'1% piu' ricco in termini di reddito della popolazione mondiale. Il 50% piu' povero ha beneficiato di una porzione del 12%, inferiore alla meta' di quanto e' fluito verso il vertice della piramide globale dei redditi. In termini assoluti, nei 24 anni intercorsi tra il 1988 e il 2013 il 10% dei percettori piu' poveri di reddito ha visto le proprie entrate aumentare in media di 217 dollari contro i ben 4.887 dollari del 10% piu' ricco. Le disuguaglianze sono ben percepite: in un sondaggio che ha visto coinvolte 70 mila persone in 10 paesi di 5 continenti, Oxfam ha rilevato che oltre il 75% ritiene che il gap tra ricchi e poveri nel proprio Paese sia eccessivo.
Oxfam chiede quindi alle istituzioni nazionali di porsi come obiettivo che entro il 2030 il reddito complessivo del 10% piu' ricco non sia superiore al reddito del 40% piu' povero e che per far questo bisogna agire su numerosi fronti, dal garantire dei salari dignitosi all'incremento della spesa per i servizi essenziali passando ovviamente ad una maggiore equita' e progressivita' delle politiche fiscali nazionali.
E' normale che laddove il tasso di disoccupazione cresce, allo stesso tempo cresca l'intolleranza verso li straniero lavoratore. Per due motivi: e' visto come un pretendente in piu nella richiesta di lavoro laddove questo scarseggia e perche l'immigrato costa molto meno di un lavoratore autoctono: e' il neoliberismo tanto osannato dai bocconiani.