Sandro Pintus
Firenze, 7 agosto 2019
Il sogno di Maria Alice Mabota, prima e unica donna mozambicana di candidarsi alle elezioni presidenziali, si è fermato prima ancora di cominciare. Il Consiglio Costituzionale del Mozambico l’ha esclusa dalle liste dei candidati “per non aver soddisfatto i requisiti previsti dalla legge”. Oltre alla signora Mabota sono stati esclusi altri due candidati: Eugénio Estêvão e Hélder Mendonça.
La legge mozambicana prevede che, per candidarsi alla presidenza della repubblica, occorrono almeno 10mila firme di cittadini aventi diritto al voto. E Alice Mabota ne ha raccolte 13.160. Ma, secondo il Consiglio, sono state riscontrate varie irregolarità che hanno determinato l’annullamento di 5.611 firme. Di queste, oltre 3mila avevano il certificato elettorale “non corretto” e più di un migliaio il numero di certificato elettorale era “non valido”.
Durissima la reazione della candidata: “Questo è un rifiuto amministrativo e politico. La mia candidatura ha scosso molto il sistema, anche i partiti di opposizione, perché hanno visto che avevo una forte candidatura – ha dichiarato a DW-Africa. “Li ho spaventati. Non è vero che le firme sono false. Sono tutte reali. Non esiste una firma che non sia stata riconosciuta dal notaio. Sto raccogliendo i dati e li pubblicherò per mostrare dove il CC si è sbagliato”.
Alice Mabota si è presentata con la Coalizione per l’Alleanza Democratica (CAD), sei partiti dell’opposizione uniti per le presidenziali del 15 ottobre. La Coalizione è nata con l’intento di contrastare lo strapotere del FRELIMO, al governo senza interruzione dal 1975. E la corruzione. Ma anche per arginare la corsa di Ossufo Momade, neo leader RENAMO che nei giorni scorsi ha firmato il terzo Accordo di Pace con l’attuale presidente Filipe Nyusi.
La forza di Mobota sta nella sua esperienza per la difesa dei diritti umani, cosa che negli ultimi anni, nel Paese lusofono è andata peggiorando. È lei che ha fondato la Lega per i diritti umani del Mozambico e ne è stata la prima presidente per più di vent’anni.
Negli ultimi dodici mesi la situazione della libertà di stampa è peggiorata. Lo scorso agosto, pochi mesi prima delle elezioni amministrative, è stata varata una legge che penalizza la stampa indipendente.
Inoltre, ai giornalisti viene impedito di indagare sugli attacchi jihadisti nella provincia di Cabo Delgado, al confine con la Tanzania. In un contesto simile, la candidatura di una donna, che per giunta ha grande esperienza di diritti umani, pesta troppi piedi.
Alla fine i candidati alla presidenza sono i soliti due: il presidente attuale, Filipe Nyusi, del FRELIMO, che punta al secondo mandato e Ossufo Momade, che corre per il RENAMO. Gli altri candidati – Daviz Simango e Mario Albino – in questo scenario contano poco.
Sandro Pintus
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