Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 agosto 2019
Un centinaio di migranti, provenienti dall’Africa occidentale sono stati salvati a largo di Kribi, Camerun, nel golfo di Biafra nell’Oceano Atlantico durante la notte tra il 29 e 30 luglio.
Sull’imbarcazione artigianale viaggiavano 107 persone, tra loro burkinabé, togolesi, nigeriani e ghanesi. Secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni, sarebbero partiti da Cotonou in Benin e diretti a Libreville, la capitale del Gabon. I sette membri dell’equipaggio hanno riferito di essere rimasti senza carburante a causa delle cattive condizioni del mare che li avrebbe costretti a diverse soste.
I naufraghi sono stati soccorsi dal Battaglione d’Intervento Rapido (BIR) camerunense e da alcuni pescatori del luogo. I malcapitati sono stati trasferiti in seguito a Campo, cittadina al confine con la Guinea Equatoriale, nel sud del Camerun.
Una fonte locale ha fatto sapere che i presunti migranti “clandestini” avrebbero avuto un alterco con i membri dell’equipaggio, che avrebbe chiesto altri soldi ai viaggiatori per l’acquisto di altro carburante necessario a proseguire la traversata via mare.
In seguito i passeggeri, tra loro anche alcune donne e bambini, si sarebbero rivolti alle rispettive rappresentanze diplomatiche in Camerun per ottenere assistenza.
Pur di lasciare il proprio Paese in cerca di una vita migliore, i giovani africani sono disposti a tutto e i trafficanti di uomini trovano sempre nuove rotte per i loro “clienti”. Vie di fuga sempre più lunghe e pericolose.
Mentre durante il naufragio che si è consumato a largo del Camerun non ci sono state vittime, lo stesso giorno sono morti almeno 15 migranti etiopi nel tratto di mare che separa Gibuti dallo Yemen. Sono morti di fame e sete, perchè l’imbarcazione sulla quale viaggiavano una novantina di persone, è rimasta bloccata per una settimana e forse più in mezzo al mare a causa di un’avaria del motore. La tragica notizia è stata diffusa sull’account twitter dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che ha preso in carico i sopravvissuti.
Sono oltre cinquemila i migranti intrappolati attualmente nello Yemen, Paese che tentavano di attraversare malgrado la sanguinosa guerra che si consuma dal 2015 e dove i morti civili non si contano più. La maggior parte dei migranti in Yemen provengono dall’Etiopia, scappano da povertà, in cerca di una vita migliore; tentano di raggiungere l’Arabia Saudita o gli Emirati Arabi Uniti in cerca di un lavoro. Non dimentichiamo che il grande Paese, il secondo più popoloso dell’Africa, detiene il triste primato mondiale per numero di sfollati, che attualmente sono quasi tre milioni. Altri provengono della Somalia, in guerra da oltre venticinque anni. Altri ancora dall’Eritrea per fuggire alla più crudele delle dittature africane.
Abiy Ahmed, il primo ministro dell’Etiopia aveva annunciato all’inizio del mese di aver trovato un accordo con gli Emirati Arabi Uniti che sarebbero pronti ad accogliere 50.000 lavoratori etiopi già a breve, mentre sarebbero in atto trattative per il trasferimento di altre 200.000 persone nei prossimi anni. Il governo di Addis Ababa ha aggiunto che dialoghi in tal senso si stanno svolgendo anche con il Giappone e alcuni Paesi dell’UE.
I lavoratori disponibili all’espatrio potranno frequentare corsi in diverse discipline (licenza di guida, baby sitter e altro, secondo le proprie capacità).
Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita cercano di rafforzare i rapporti e approfondire la loro influenza nei Paesi del Corno d’Africa. Infatti lo scorso anno i due Paesi sono stati tra i mediatori dell’accordo di pace tra l’Etiopia e l’Eritrea. Un secondo trattato tra i due Paesi era stato firmato proprio a Jeddah nel settembre 2018.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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Li vogliamo tutti quanti in Italia!
Subito.
Scusa ma atteggiamenti polemici di questo genere non fanno altro che peggiorare la situazione.Li trovo non solo profondamente ingiusti, ma anche intrinsecamente sbagliati.