Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 29 luglio 2019
Ed è di nuovo strage in Nigeria. Di ritorno da un funerale, oltre sessanta persone sono state brutalmente ammazzate da miliziani di Boko Haram in un villaggio non lontano da Maiduguri, capoluogo del Borno State, nel nord-est della ex colonia britannica.
Una vera e propria esecuzione. I terroristi sono arrivati in sella alle loro moto, altri in macchina, e hanno aperto il fuoco sul folto gruppo di persone che avevano partecipato alla cerimonia funebre di un loro concittadino. Alcuni sono morti sul colpo, altri sono stati uccisi mentre inseguivano i miliziani.
Secondo Mohammed Bulama, un alto funzionario del governo locale, si tratterebbe di una vendetta, in quanto solo due settimane fa i residenti del villaggio aveano ucciso undici terroristi di Boko Haram. Gli attacchi dei jihadisti si sono nuovamente intensificati in tutta la regione negli ultimi mesi.
L’Agenzia internazionale Action Against Hunger (ACF) con base a Parigi e attiva in 47 Paesi, ha confermato il sequestro di sei operatori umanitari, tra loro autisti, sanitari e un membro del loro staff. I sei sono stati rapiti vicino Damasak, nel Borno State una decina di giorni fa quando un convoglio dell’organizzazione è stato attaccato da un gruppo armato. Uno degli autisti è stato ucciso.
Mercoledì scorso il rapimento è stato rivendicato da ISWAP (acronimo per Islamic State West Africa Province), una fazione di Boko Haram, capeggiata da qualche mese da un nuovo leader, Abu Abdullah Ibn Umar Al Barnawi. Quest’ultimo è stato nominato direttamente da Abubakar Al Baghdadi, che ha dato il ben servito a Abu Mus’ab Al Barnawi, conosciuto anche come Habib Yousuf, secondogenito di Mohammed Yusuf, che aveva fondato il gruppo Boko Haram nel 2002. Habib Yousuf si era staccato nel 2016 dal nucleo storico guidato dal 2009 da Abubakar Shekau.
Pochi giorni dopo il sequestro è stato rivendicato in un video da The Cable, un’agenzia di informazioni nigeriana. Nel filmato sono state riprese sei persone, cinque uomini, alcuni con il capo abbassato, e una donna, che indossa un hijab azzurro. La signora, che si esprime in inglese, dice di chiamarsi Grace. “Siamo stati rapiti da un gruppo che sostiene di chiamarsi Calipha”. In seguito la donna si rivolge al governo nigeriano e a ACF affinchè intervengano per il loro rilascio. Grace ha specificato di non sapere dove siano stati portati e infine ha aggiunto: “Alcuni mesi fa sono stati rapiti altri operatori umanitari. Sono stati uccisi, perchè le autorità di Abuja non hanno fatto nulla per la loro liberazione. Chiedo ai nigeriani di non permettere che una simile tragedia possa consumarsi nuovamente”.
Alcuni esperti ritengono che il gruppo venga trattenuto in un campo dei terroristi di ISWAP sulle sponde del lago Ciad. Il giorno seguente al loro sequestro, alcuni residenti dei villaggi di Chamba and Gatafo, a sud-ovest di Damasak, avrebbero visto passare gli ostaggi con i loro aguzzini.
Garba Shehu, un portavoce del presidente Muhammadu Buhari, ha fatto presente giovedì scorso che l’intelligence è in contatto con i rapitori, informazione confermata anche da un suo tweet del 25 luglio scorso.
ISWAP ha attaccato ripetutamente basi militari nel nord-est del Paese e nell’autunno scorso sono state brutalmente ammazzate due levatrici che lavoravano per il Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Entrambe le fazioni di Boko Haram continuano mietere vittime e terrore nel nord-est della Nigeria e nei Paesi limitrofi. La setta, fondata nel 2002 da Mohammed Yusuf, alle origini era un movimento molto meno violento di quello attuale. Nonostante Yusuf fosse contrario ai modelli di vita dell’Occidente, sostenesse che a Terra non è sferica ma piatta e che la pioggia fosse un dono e creazione di Allah e non il risultato della condensazione dell’acqua, cose per altro sostenute dal Corano. Bisogna anche sottolineare che inizialmente la setta aveva anche mezzi militari limitati; infatti solo dopo la morte del vecchio leader, nel 2009, i Boko Haram si sono trasformati in una vera e propria macchina da guerra.
Dal 2009 ad oggi sono morte oltre ventisettemila persone, oltre 2 milioni hanno dovuto lasciare le loro case a causa di Boko Haram. I sequestri sono frequenti e il denaro che viene chiesto per il riscatto serve per il finanziamento delle operazioni criminali. Altre volte gli ostaggi vengono rilasciati in cambio della liberazione di miliziani catturati e arrestati dalle autorità nigeriane.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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