AFRICA

Maglia nera: le atlete rosanere vincono ma l’Italia dello sport è campione di razzismo

Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
11 luglio 2019

Venne presa a uova in faccia perché era nera. E per poco non ci rimise un occhio e la carriera. Vi ricordate di Daisy Oyemvenosa Osakue, la discobola, oggi ventiquattrenne, al centro lo scorso anno di quell’episodio di razzismo, a Moncalieri, nel Torinese? E vi ricordate di Ayomide Temilade Folorunso, 23 anni, oggi super ostacolista tricolore, che nel luglio 2018 divenne simbolo dell’Italia multiculturale dopo la conquista di una medaglia d’oro nella staffeta ai Giochi del Mediterraneo?

Daisy e Ayomide oggi risplendono d’oro. L’oro di Napoli, sono state subito rinominate. Daysi Osakue ha vinto, l’8 luglio, la prima medaglia dell’Atletica leggera alla 30° edizione delle Universiadi in svolgimento a Napoli dal 2 al 14 luglio.

L’azzurra, che studia criminologia alla “Angelo State University” (ASU) , in Texas, ha conquistato il titolo con il primato personale di 61,69 nel lancio del disco. Ha allungando la gittata di 34 centimetri rispetto al 61,35 che aveva realizzato nella stagione del college USA. E’ la settima misura italiana di ogni epoca. La torinese delle Fiamme Gialle  (Guardia di Finanza) al quinto turno di lanci ha scalzato la più quotata tedesca Claudine Vita (61,52) e ha superato per la seconda volta la misura richiesta per i Mondiali di Doha del prossimo autunno. Dove, quindi, la vedremo raggiungere il sogno della sua vita.

Ayomide Temilade Folorunso fotografata durante una corsa ad ostacoli da Jesus Diges per EPA-EFE durante i XVIII giochi del Mediterraneo a Tarragona, Spagna, il 27 giugno 2018.

Ayomide Folorunso, nel tardo pomeriggio del 10 luglio, ha ottenuto la medaglia d’oro nei 400 ostacoli femminili, col tempo di 54″74. Il bis del 2017  di Taipei.  Al traguardo, nella pista dello stadio San Paolo rimessa a nuovo per i Giochi Universitari mondiali, ha preceduto la sudafricana Zeney Van der Walt (55″73) e la norvegese Amalie Iuel (56″13). Il suo è il secondo tempo italiano di ogni epoca, dicono gli esperti, e l’ottavo al mondo dell’anno. Purtroppo è mancato il grande pubblico ad assistere a questa performance e all’undicesima medaglia d’oro per l’Italia a queste Universiadi: poco più di mille spettatori! Anche Ayo, che studia Medicina (altrimenti non avrebbe potuto partecipare alle Universiadi) per diventare pediatra, mira ai mondiali di Doha di fine settembre e lancia uno sguardo anche più in là: verso le Olimpiadi di Tokio del 2020.

Daysi e Ayomide, (detta “Ayo”), due stelle “nere” nel firmamento atletico italiano, per qualche aspetto hanno vicende biografico-sportivo simili. Entrambe sono figlie di genitori nigeriani, entrambe hanno “faticato” a diventare cittadine italiane, pur brillando nello sport fin da ragazzine.

Daisy Oyemvenosa Osakue

La seconda è nata proprio in Nigeria, ad Abeokuta, villaggio del Sud-Ovest del Paese, fondato dalla popolazione in fuga dai commercianti di schiavi. “Ayo” (che vuol dire “gioia”) dal 2004 si è stabilita con i genitori – la mamma Mariam e il papà Emmanuel, geologo minerario – a Fidenza. Qui è stata notata e valorizzata nelle competizioni scolastiche e dopo anni di attesa è entrata in Nazionale. E nella Fiamme Oro della Polizia.

Daysi, invece, è nata e cresciuta a Torino e si è sempre sentita parte naturale dello Stivale, anche se la cittadinanza italiana la ha avuta solo nel 2014, al compimento dei 18 anni. Lei stessa, sul tema dello “ius soli” più di una volta ha raccontato le difficoltà incontrate nel corso della sua carriera agonistica e gli episodi di discriminazione subiti.

Daisy Oyemvenosa Osakue davanti all’ospedale dove è stata operata dopo essere stata colpita da un uovo in un occhio

 

Daysi e Ayo fanno parte di quella onda rosa (o rosanera) che si è abbattuta sulle Universiadi di Napoli. Le donne, infatti, hanno conquistato due terzi del bottino (oltre 33 medaglie). Sarebbe, però, ingiusto trascurare un altro atleta figlio dell’Italia multicolore, che ha sfiorato il podio. Delle nostre due campionesse, infatti, abbiamo già parlato anche su questo quotidiano online per le loro capacità agonistiche e il loro impegno civile. Merita (ri)conoscenza e amirazione anche Iliass Aouani, che non è da meno in pista e nella vita.

Iliass, italo marocchino, nella finale dei 10.000 metri, dominata dal sudafricano Mokofane Kekana (29:29.43) ha perso il podio per soli 5 secondi.  Iliass Aouani ha 24 anni, vive a Milano nel quartiere periferico di Ponte Lambro e da 10 anni è tesserato  per l’Atletica Riccardi 1946.

Iliass Aouani

Dopo aver iniziato gli studi universitari al Politecnico di Milano, nel 2015 si era  trasferito in Texas alla Beaumont University grazie ad una borsa di studio ricevuta dal college americano per meriti sportivi. L’anno successivo aveva però deciso di cambiare università, passando alla Syracuse University nello stato di New York. Gli studi non lo hanno distolto dalla pista, la pista non lo ha alienato al punto da trascurare i libri.

“Parallelamente agli studi – ha scritto tempo fa la Gazzetta dello Sport – , non sono mancati nell’ultimo triennio importanti risultati cronometrici. Una scelta di studio e di vita coraggiosa e controcorrente la sua, rispetto a tante altre che vedono solo nell’entrata in un gruppo militare la possibilità di fare atletica ad alto livello”.

“Fare solo atletica non mi assicura il futuro – aveva commentato Iliass – . Qui in America ho trovato le condizioni ottimali per far coesistere gli studi universitari con l’atletica di alto livello. In Italia era impossibile”.

Costantino Muscau

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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