Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
Milano, 9 luglio 2019
La disperazione dei Faraoni corre sul Nilo per colpa dei Bafana Bafana
I Leoni Indomabili sono stati domati dalle Super Eagles. I leoni di Atlantide sono stai divorati dai vegetariani Scoiattoli. Le Aquile di Cartagine volano sulle Stelle Nere. I miti Zebù hanno incornato i Leopardi.Nel mezzo del cammin della sua vita, la Coppa d’Africa di calcio esibisce un campo di appassionanti e clamorose sorprese.
La caduta di alcune big negli ottavi di finale conferma che la palla è rotonda e che – ricordando la saggia massima di Giovanni Trapattoni – “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.
Illustri e titolate nazionali calcistiche africane, i quarti di finale della Coppa delle Nazioni Africane, (o – più precisamente – Total Africa Cup of Nations), che si giocheranno il 10 e l’11 luglio, li soffriranno davanti al teleschermo.
Ma – per il lettore non avvezzo a mangiare pane e pallone – vediamo di sciogliere quello che sembra un enigma di appellativi o soprannomi.
I padroni di casa dell’Egitto, noti come i Faraoni, sabato sera, sono stati fatti fuori dal Sud Africa, ovvero i Bafana Bafana. E pure in modo ignominioso. Per diverse ragioni: il team della terra del Nilo ospita la 32° edizione del torneo, quindi giocava in casa; era tra i maggiori favoriti alla vittoria finale ed era guidato da Mohamed Salah Galy, detto Momo. Questi – ne abbiamo parlato anche su questo quotidiano online – è uno dei più celebri attaccanti del Liverpool e dell’intero football africano. Senza dimenticare che i Bafana Bafana erano giunti alla competizione quasi per miracolo. La sconfitta per 1-0, subita davanti al pubblico di casa ad opera dei meno titolati sudafricani, ha tolto a Momo la possibilità di vincere il pallone d’oro (e infatti ha dichiarato di essere devastato). Ma ha portato anche all’immediato licenziamento dell’allenatore, Javier Aguirre Onaindia, 61 anni, ex calciatore messicano e alle dimissioni del presidente dell’Egypt Football Association, Hani Abo Rida.
Insomma un lutto e un disastro nazionali all’ombra delle Piramidi.
Il Camerun, i cui giocatori sono soprannominati “i Leoni Indomabili”, campioni in carica, a sorpresa sono stati mandati a casa dai Super Eagles nigeriani, allenati dall’ex giocatore olandese del Milan, Clarence Seedord, al termine di un emozionante incontro finito 3-2. Tra i nigeriani hanno fatto festa anche gli “italiani” Aina del Torino e Troost-Ekong dell’Udinese, schierati titolari dal commissario tecnico tedesco Gernot Rohr. Nei quarti di finale, domani 10 luglio, si sfideranno tra loro proprio Nigeria e Sudafrica.
Restando nel campo dei Leoni, quelli di Atlantide, (appellativo dei marocchini), sono stati beffati dagli scoiattolini del Benin, che, quattòn quattoni, si sono qualificati con tre pareggi, e con l’unica vittoria, contro il Marocco il 5 luglio, ottenuta ai rigori dopo l’ennesima parità ai tempi supplementari.
Ma torniamo alle Aquile. Ieri notte, “Le Aquile di Cartagine”, come è definita la nazionale di calcio della Tunisia, sono volate ai quarti di finale alla conclusione di un match contro il Ghana, ribattezzato “Stelle nere”.
Un match che è poco definire folle, con un epilogo da infarto nello stadio di Ismailia. Le due squadre sono andate ai tempi supplementari su 1-1, si sono sfiancate per un’altra mezz’ora e alla fine si sono confrontate con i calci di rigore. E ha vinto per 6 – 5 la Tunisia, che se la vedrà con la grandissima, inattesa new entry: il Madagascar.
Proprio i malgasci, noti in Africa come Barea o Zebu, alla prima presenza nel più importante torneo continentale.
Prima di elogiare i Barea è opportuno un attimo di pausa per il riassunto delle puntate perdute.
La Coppa delle Nazioni Africane è in svolgimento dal 21 giugno scorso e per la prima volta vi partecipazione 24 squadre, purtroppo nel periodo più caldo dell’anno! Le 24 nazionali sono state suddivise in sei gironi Al termine della prima fase, in tutto 36 partite giocate fino al 2 luglio) le prime due di ogni gruppo e le quattro migliori terze sono andate agli ottavi di finale. In tutto 16 compagini che si sono sfidate a eliminazione diretta (dal 5 all’8 luglio), con supplementari e rigori in caso di parità. E qui è venuto il bello (o il brutto) a seconda dei punti di vista. Ai rigori si è qualificato il Benin (che il 10 luglio se la vedrà col Senegal), e ai rigori il Madagascar ha piegato la Repubblica Democratica del Congo.
Ha scritto Walter Perosino di Tuttosport: “Il Madagascar non si ferma più e continua a stupire un continente. Questa matricola terribile rappresenta un’isola e conta qualcosa come un milione di abitanti, nazionale a quota 108 nel ranking Fifa. Eppure ad Alessandria idealmente sugli spalti (quasi vuoti ndr) era accomodata tutta la nazione, un’onda travolgente di passione contagiosa confermata dalla presenza in tribuna d’onore del presidente nazionale Andry Rajoelina. Di solito i politici si fanno vedere quando si celebra l’ultimo atto, ma in Madagascar ogni partita vale come una finale. Le Barea sono diventati degli idoli nazionali, così come il tecnico che li ha ispirati, il francese Nicolas Dupuis, un part-time che divide il suo impegno tra la nazionale malgascia e la squadra francese Football Club Fleury 91, specializzata nel crescere giovani calciatori. La nazionale che si ispira agli zebù, animale che appare stilizzato nello stemma ufficiale e sulle maglie, allinea giocatori dai cognomi impossibili da memorizzare – esempio la stella Charles Andriamanitsinoro, attaccante dei sauditi dell’Al-Adalah -, ma sta tenendo fede allo slogan coniato dai tifosi accorsi in Egitto, never give up, non mollare mai, per proseguire un sogno che nessuno all’inizio del cammino avrebbe potuto immaginare”.
La collega del Guardian, Amy Lawrence, non è stata da meno. Ha ricordato che la quarta isola più grande del mondo è ricca di natura ma anche di… povertà e povera di impianti calcistici nonostante il pallone sia lo sport nazionale.
E ha fatto conoscere episodi toccanti. Quando nel 2001 la nazionale alloggiava in un albergo in costruzione, i giocatori stavano attenti a non disturbare gli imbianchini, a non inciampare nei cavi elettrici e nelle galline che circolavano starnazzanti in quella che doveva essere la reception. Eppure oggi i Barea possono sognare. Dopodomani, allo stadio Al Salam, del Cairo, si opporranno alla Tunisia, una delle formazioni più quotate del Continente nero. Ha vinto la Coppa d’Africa nel 2004 e si è qualificata per ben 5 volte alla fase finale dei Campionati del Mondo.
Insomma Golia contro Davide. Ma i miti Zebù vogliono stupire ancora.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com