AFRICA

ENI si rafforza in Mozambico con nuove acquisizioni nel settore del gas naturale

sandro_pintus_francobollosandro_pintus_francobolloSpeciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 30 giugno 2019

Dopo il “colpo grosso” del Bacino del Rovuma, per ENI il Mozambico continua ad essere strategico per il settore LNG (gas naturale liquido). A fine maggio ha rafforzato la sua presenza nell’ex colonia portoghese. Attraverso ENI Mozambico Spa ha acquisito tre nuove licenze esplorative nei Bacini di Angoche e dello Zambesi.

Mappa del Mozambico con le aree LNGMappa del Mozambico con le aree LNG
Mappa del Mozambico con le aree LNG. Nei cerchi rossi sono comprese le zone operative ENI (Courtesy INP)

Il “cane a sei zampe” è titolare dei diritti di esplorazione e sviluppo nei blocchi offshore A5-B, Z5-C e Z5-D. Le tre aree sono state assegnate nell’ambito del “5º Licensing Round”, dell’Instituto National de Petroleo (INP), nato nel 2015. Il blocco A5-B, in un settore completamente inesplorato al largo della città di Angoche, si trova a 1300km a nord-est della capitale Maputo. Ha un’estensione di oltre sei mila chilometri quadrati a una profondità tra 1800 e 2500 metri.

La superficie totale dei blocchi Z5-C e Z5-D supera i 10mila chilometri quadrati ad una profondità compresa tra 500 e 2100 metri. Anche questi due blocchi si trovano un’area scarsamente esplorata, di fronte al delta del fiume Zambesi, a circa 800km a nord-est di Maputo.

Gli operatori dei tre blocchi sono ExxonMobil, con il 40 per cento e la Empresa Nacional de Hidrocarbonetos (ENH) società di Stato mozambicana che detiene il 20 per cento. Si aggiungono anche i russi di Rosneft, compagnia petrolifera di proprietà in maggioranza del governo russo (20 per cento) e Qatar Petroleum (10 per cento).

ENI Mozambico si era aggiudicata anche il blocco A5-A, con una quota di partecipazione del 59,5 per cento. Gli altri partner sono Sasol (25,5) ed ENH (15). Successivamente ENI e Qatar Petroleum hanno firmato un accordo per consentire a Qatar Petroleum di acquisire una partecipazione del 25,5 per cento nel blocco A5-A, portando la quota di ENI al 34 per cento. L’accordo è soggetto all’approvazione da parte delle autorità mozambicane.

Il round segue un’offerta competitiva che valuta diversi fattori. Le offerte devono avere come requisiti: sicurezza e rispetto dell’ambiente; forza finanziaria; competenza tecnica e capacità e termini economici offerti allo Stato del Mozambico.

Nel bacino del Rovuma, nell’estremo nord del Mozambico al confine con la Tanzania, il colosso petrolifero italiano è presente dal 2006. Mozambique Rovuma Venture è un consorzio di cui fa parte ENI con gli statunitensi di ExxonMobil e China National Petroleum Corporation (CNPC).

È prevista la costruzione di due treni per la liquefazione del gas naturale della capacità di 7,6 milioni di tonnellate l’anno. Saranno operativi dal 2022 a un’ottantina di km da Palma nella provincia di Cabo Delgado.

Nell’estremo nord del Mozambico, dall’ottobre del 2017, sono attive diverse cellule di jihadisti chiamati dalla popolazione al Shabab. Fino ad oggi, a causa degli attacchi a villaggi indifesi, hanno ucciso oltre duecento persone.

ENI ha anche reso noto che Alessandro Puliti, Chief Development, Operations & Technology Officer, dal primo settembre 2019 sarà il nuovo Chief Upstream Officer. “L’incarico è stato affidato ad Alessandro Puliti in ragione delle esperienze maturate nel corso degli anni in vari contesti di elevata complessità all’estero ed in Italia”, si legge nella nota della società. Sostituirà Antonio Vella che, dopo una carriera ultratrentennale, a fine anno lascia l’azienda.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
@sand_pin

Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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