Speciale Per Africa Express
Franco Nofori
28 giugno 2019
Eccoci alle prese con un altro sospetto volontariato spurio, ma questa volta a farne le spese è il contribuente italiano, perché i due pretesi benefattori, i maceratesi Massimo Alimenti e la moglie, Nadia Montecchiari, sono entrambi dipendenti dell’Agenzia delle Entrate che, stando a quanto riferiscono due quotidiani di Macerata, si sono visti notificare il licenziamento in tronco, per palese violazione del contratto d’impiego.
Le informazioni raccolte da Africa ExPress, mostrano che i due hanno chiesto all’Agenzia per cui lavoravano, un’aspettativa per ragioni umanitarie, che in quanto tale, è stata loro concessa. La Onlus per cui i due marchigiani avrebbero dovuto prestare la propria opera, è la Tupende Pamoja di Timboni una località nell’hinterland della nota località turistica di Watamu sulla costa nord del Kenya.
La dirigenza locale dell’Istituzione fiscale italiana, ha invece scoperto che i due coniugi possedevano (o gestivano) nella stessa cittadina, un piccolo resort turistico denominato Winny House, molto ben illustrato nel sito http://www.watamurent.com/index.php/it/ con piscina e bar sulla spiaggia. Benché la direzione della struttura fosse dichiarata a carico di un certo Mumba, cittadino keniano, le prenotazioni e gli incassi che ne derivavano, erano gestiti, con efficiente disinvoltura, dalla signora Nadia Montecchiari che istruiva i clienti a versare gli importi in vari conti bancari italiani, a volte intestati a lei, a volte in nome del figlio o del marito, incassi che si presume siano rimasti sconosciuti, sia al fisco italiano, sia a quello keniano. Situazione, questa, quantomeno singolare, visto che a crearla sono stati proprio due funzionari istituzionalmente preposti al controllo e all’esazione dei tributi dovuti allo Stato.
Ecco il testo di un messaggio in nostre mani, con cui Nadia Montecchiari, istruiva un cliente su dove versare l’importo per la prenotazione di un soggiorno alla Winny House: “Per l’acconto del soggiorno, faccio sempre il 30 per cento del totale: iban XXXXXXXX intestato a De Lucia Montechiari Emanuele”. Emanuele è il figlio di Nadia, frutto di una sua precedente unione, mentre “De Lucia” è il nome del padre biologico del giovane. In nostre mani, c’è anche l’anagrafica di un bonifico fatto su un conto italiano intestato a Nadia Montecchiari, a pagamento dei servizi prenotati presso la Winny House. Servizi che, oltre all’alloggio comprendevano spesso anche escursioni, trasporti, voli aerei e altro. Non forniamo dettagli sull’operazione per proteggere la nostra fonte, oltre ai dati sensibili della stessa Nadia Montecchiari, ma il suo interesse nella conduzione dell’attività turistica in Kenya, riteniamo sia di tutta evidenza.
Fonti attendibili, hanno riferito ad Africa Express, che anche la onlus di Timboni, Tupende Pamoja (www.tupendepamoja.it) sarebbe in qualche modo collegata all’attività dei maceratesi, perché fino a poco tempo fa, prima che l’Agenzia delle Entrate pervenisse al licenziamento, l’offerta della Winny House era contenuta nello stesso sito di Tupende Pamoja (tradotto dallo swahili: “Amiamoci Insieme”). La onlus presieduta da Alessandra La Baiocchi, una signora romana di circa cinquant’anni.
Stando sempre alle informazioni raccolte, pare che i coniugi maceratesi, quando si trovavano in Kenya, spendevano ben poco tempo presso la sede della Onlus, ma si trovavano quasi sempre occupati a seguire l’attività del bar e della struttura di accoglienza della Winny House. Massimo Alimenti, ha reagito alle accuse, sfogando il proprio risentimento sui social e assicurando che, com’è nei suoi diritti, farà opposizione al licenziamento nelle opportune sedi, ma è certo che, se la decisione dell’Agenzia delle Entrate, risulterà legittima, al provvedimento in questione non potrà non far seguito un procedimento penale a carico di entrambi i dipendenti, per illecito ai danni dello Stato.
Non è stato finora possibile stabilire se, durante queste aspettative, i coniugi di Macerata, continuassero o no a percepire il proprio stipendio, ma per chiudere comunque con una morale – e sempre che le imputazioni riferite siano ufficialmente accertate – resta profondamente amaro il dover rilevare che il ripetersi di questi episodi, in un’area così sensibile come quella della solidarietà umana, continuano a gettare immeritato discredito sulle centinaia di analoghe istituzioni che svolgono la propria opera con un sacrificio e una dedizione del tutto encomiabili.
Franco Nofori
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