Franco Nofori
15 giugno 2019
Non è solo la disastrosa guerra scatenata contro il regime di Gheddafi; non è solo la sopravvivenza della moneta coloniale CFA, presente tuttora inquattordici nazioni africane, ex possedimenti dell’Eliseo; non è solo la costante ingerenza dei servizi segreti di Parigi nelle questioni interne di tali nazioni. Oggi la Francia di Emmanuel Macron, inasprisce colpevolmente il conflitto libico, in atto fra Tripoli e Bengasi, perpetrando l’ambiguità e l’inganno, esclusivamente finalizzati, non a porre termine agli scontri, ma ad assicurarsi i favori della parte che risulterà vincente.
Il governo di Tripoli, retto dal primo ministro Fayez al-Sarraj, fin dalla sua costituzione nel 2015, era stato riconosciuto in campo internazionale come l’unico e legittimo governo della Libia che, dopo la caduta di Gheddafi e la sua brutale uccisione nell’ottobre del 2011, era piombata nel caos, scatenando una lotta feroce tra le varie fazioni rivali. L’Unione Europea, con il consenso dei suoi Paesi membri (quindi anche della Francia) aveva aderito a tale riconoscimento, raggiungendo con al-Sarraj numerosi accordi, tra cui il controllo dei flussi migratori verso il vecchio continente, oltre a supporti di natura economica per il consolidamento del giovane governo libico.
Nello scorso aprile, l’uomo forte della Libia orientale, il generale Khalifa Haftar, che non ha mai voluto riconoscere il governo di Tripoli, ha scatenato una violenta offensiva contro il rivale al-Sarraj. All’inizio, pareva si trattasse solo di una baruffa burla, finalizzata a far attribuire all’uomo di Bengasi un maggior peso internazionale, ma con una progressiva escalation, il conflitto tra i due leader libici è diventato una guerra assolutamente seria e cruenta che ha già prodotto oltre seicento vittime e un esodo di circa settantacinque mila persone. Non secondaria è anche la questione dei migranti che tentano di raggiungere le coste italiane e che lo stesso al-Sarraj paventa, saranno fortemente incrementate e anche infiltrate da fondamentalisti islamici.
Benché sia l’ONU e sia l’Unione Europea, si siano chiaramente espressi in favore di al-Sarraj, non è un mistero che Khalifa Haftar, riceve già l’appoggio di Egitto, Emirati Arabi e Russia, ma recentemente, anche gli Stati Uniti di Donald Trump, sembrano aver espresso, al pari della Francia, vaghi apprezzamenti nei confronti del generale, questo, forse anche causa della decisa avanzata delle truppe di Bengasi verso Tripoli, cosa che faceva ipotizzare una rapida vittoria che potesse consegnare la Libia nelle mani di Haftar. Oggi però, varie milizie libiche si sono aggiunte, alle forze di al-Sarraj, la cui resistenza all’attacco del rivale, ha creato una situazione di stallo rimettendo in discussione l’esito del conflitto.
Questa inattesa situazione non poteva non mettere in grave imbarazzo Emmanuel Macron che ora tenta di assumere un atteggiamento di equidistanza e si rifugia dietro laconici appelli alla pace e al disarmo rivolti a entrambe le fazioni in lotta. Appelli che risultano ben poco credibili, poiché nello scorso aprile, tredici istruttori militari francesi, diretti a Bengasi, erano stati scoperti e arrestati al confine tra Tunisia e Libia. Questi arresti hanno così svelato la strategia di Parigi che, prima, intendeva dare segreto supporto a Haftar ma oggi, vista la situazione sul campo, sceglie di tenere il piede in due scarpe per non pregiudicarsi i benefici che, chiunque sia il vincitore, si presume saranno accessibili al termine del conflitto.
Un atteggiamento, questo, certamente criticabile, ma anche assolutamente pragmatico, da parte del premier francese, benché caratterizzato da una buona dose di cinismo. Lo stesso cinismo del resto usato dal suo predecessore, Nicolas Sarkozy, quando lanciò l’attacco aereo sulla Libia di Gheddafi, prima ancora che quell’intervento fosse ufficialmente appoggiato dall’ONU. Lo scopo, neppur troppo nascosto, dell’Eliseo è di mettere oggi le mani sul petrolio libico e di riuscire a farlo estromettendo l’Italia dalla competizione. Se riuscirà in questo intento, la colpa sarà, tuttavia da attribuire prevalentemente al nostro governo e alla sua titubanza in politica estera che lo induce all’eterno temporeggiamento, deludendo spesso i propri alleati.
In una recente intervista rilasciata alla stampa, al-Sarraj, non ha lesinato critiche alla Francia “Per la seconda volta – ha detto l’uomo di Tripoli – Parigi fomenta guerra e devastazione ai danni del nostro Paese”, ma non sono neppure mancate critiche all’Italia che, a suo giudizio, dovrebbe uscire dal suo temporeggiamento e fornirgli un più concreto appoggio. Quest’accusa riguarda principalmente l’embargo sulle forniture di armi deciso dall’Unione Europea e dall’ONU. “Sappiamo benissimo che questo embargo colpisce solo noi, perché i nostri avversari continuano a ricevere armi dai Paesi che li sostengono. Se embargo ci dev’essere deve valere per entrambi o per nessuno”, ha detto al-Sarraj, ed è difficile dargli torto.
Franco Nofori
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