Franco Nofori
10 giugno 2019
Si sono autodefiniti i “Kurd electronic team”, gli hacker che hanno compiuto uno dei più gravi attacchi cibernetici ad almeno diciotto siti del governo e di varie istituzioni parastatali del Kenya, devastandone il funzionamento. Poco più di una settimana fa, nell’attonito sbalordimento degli operatori informatici, sull’home page dei siti governativi, oggetto dell’intrusione, è comparso il logo del gruppo criminale che l’aveva compiuta e i siti sono diventati improvvisamente ingestibili. Tra i più importanti siti web oggetto dell’attacco, c’è il NDICT (National Development Implementation and Technical Communication); il NYS (National Youth Service); la NEMA (National Environment Management) e l’IFMIS (Integrated Financial Management Information System).
“Torneremo presto operativi – ha annunciato l’ente preposto al controllo della sicurezza sui web governativi – siamo spiacenti per l’accaduto e invitiamo chiunque voglia contattarci, a usare altri sistemi”. Questo è l’annuncio comparso a chi tentasse di collegarsi a uno dei diciotto siti in questione. Non sono ancora chiari – o comunque non sono stati ufficialmente rivelati – gli effettivi danni causati dall’attacco cibernetico ma secondo alcune indiscrezioni, appaiono piuttosto gravi poiché avrebbero esposto notizie e indirizzi riservati. Non è questo il primo attacco subito dal sistema informatico del governo, ma nessuno aveva mai raggiunto lo stesso livello d’intensità. Il ministro responsabile della sicurezza sul web, Jerome Ochieng, si è finora sottratto a ogni tentativo di contatto da parte dei media locali.
Tra i siti governativi, oggetto di precedenti attacchi della pirateria informatica, figurano quelli del KDF (Kenya Defence Force); del vicepresidente William Ruto e del CAK (Communication Authority of Kenya) che nel 2017 è stato vittima di un’intrusione molto invasiva a opera di un gruppo denominato “AnonPlus”. Il Kenya, non rappresenta tuttavia un’eccezione nel mostrare la fragilità del proprio sistema informatico, poiché nell’ormai lunga storia dell’hackeraggio cibernetico, si riscontrano vittime ben più autorevoli, come il dipartimento di Stato americano, grossi istituti di credito internazionali e – benché i loro sistemi di protezione siano di alta efficienza – non pochi tentativi d’intrusione li hanno subiti anche il Pentagono, la CIA (Center Intelligence Agency) e l’FBI (Federal Bureau of Investigation). Questo dimostra che, malgrado il costante sviluppo di nuove e raffinate tecnologie, la sicurezza della rete, mostra tuttora non poche fragilità.
Franco Nofori
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