Costantino Muscau
Milano, 2 giugno 2019
Ha perso la gara, ma ha salvato la vita del suo rivale. Ha rinunciato alla vittoria e a 20 mila dollari, ma ha conquistato i cuori di tutti.
Simon Cheprot, 26 anni, brillante specialista keniota delle lunghe distanze, il 25 maggio scorso, in Nigeria, stava per tagliare il traguardo in una gara internazionale di 10 km.
Sulla linea d’arrivo era sul punto di superare il suo compatriota Kennet Kipkemoi, 35 anni, quando all’improvviso quest’ultimo si è accasciato al suolo.
Simon si è fermato, ha preso tra le braccia e sollevato Kennet in attesa che arrivassero i soccorsi.
In questo modo, però, ha sacrificato il successo sicuro in quella corsa che aveva dominato nel 2016 e nella quale era giunto secondo nel 2018 e sesto nel 2017.
Una corsa prestigiosa, la Okpekpe International di 10 chilometri , organizzata sotto il patrocinio della IAAF (la Federazione internazionale di Atletica leggera) , che la ha inserita tra le più un importanti e ambite del mondo. Non fosse altro che per il suo monte premi: 20 mila dollari al primo classificato, 13 mila al secondo, 9 al terzo.
Si svolge, dal 2013, a Okpekpe, una cittadina di 50 mila abitanti adagiata sulle colline del distretto Edo Nord, nell’omonimo Stato, in Nigeria meridionale, e richiama i migliori atleti mondiali del settore. Quest’anno, per dire, erano presenti corridori di Nigeria, Usa, Sud Africa, Cina, Zimbabwe, Ghana, Tanzania, Etiopia e Kenya.
“Mio padre mi disse, una volta: se per strada vedi una persona che sta male, aiutala, non abbandonarla. Ecco il primo pensiero che mi è venuto in mente quando ho scorto il mio amico per terra”, ha dichiarato Simon al termine della competizione, buttata al vento per un atto di altruismo.
“Pietà non l’è morta”, almeno nello sport, verrebbe da gridare stravolgendo il celebre canto partigiano. Al Giro d’Italia appena concluso abbiamo assistito a un ciclista che passava la sua borraccia a un avversario; nel Milan, l’allenatore licenziato Rino Gattuso ha rinunciato a oltre 5 milioni di euro a favore dello staff.
Il sentimento di solidarietà, generosità, partecipazione, sempre più raro nella nostra società, quando si manifesta con episodi piccoli, o eclatanti, suscita stupore, meraviglia e sorpresa. Per Simon, già vincitore nel 2015 di un’altra gara massacrante (la Corrida internazionale di Langueux in Francia) invece è stato naturale.
Tornato a casa, a Iten, a 2400 m sul livello del mare dove sorge un famoso High Altitude Training Center, dove Simon vive con la moglie Linet Totoritich Chebet, e i figli, ha chiarito il suo pensiero e i suoi sentimenti: “Non corro per denaro, ma per diffondere le idee di unione, pace nel mondo. L’ho fatto anche per i miei figli. Io non ho un lavoro, ho cercato di entrare in polizia, ma non ci sono riuscito. Non sai mai che cosa ti riserva il futuro. Correre non è una guerra. Anche nelle nostre sfide siamo esseri umani e quando lasci questa terra, te ne vai a mani vuote. Abbandonare un amico morente non è una buona idea, Dio ti domanderà che cosa hai fatto per un fratello e non saprai che cosa rispondere”.
“Che grande lezione ci ha dato il nostro connazionale –ha commentato un kenyota sul sito di un quotidiano – Specialmente di questi tempi in cui nella società kenyana ‘l’uomo mangia uomo’, ciascuno è per se e dio per tutti. L’altruismo è bandito, la maggioranza tende ad allontanare il prossimo, compreso chi è gay. E c’é chi pensa che questo sia un comportamento tipico solo dei bianchi senza accorgersi che agisce come loro. Legge i libri sacri, canta gli inni e le preghiere che gli occidentali ci hanno insegnato e uscito dalla chiesa va a mangiare pizza e hamburger e non si cura del prossimo. Grazie Cheprot per averci mostrato che possiamo essere migliori!”
Questa storia ha – incredibilmente – un lieto fine.
Simon ha ricevuto ugualmente una somma di denaro pari a quella versata al vincitore (Dawit Fikadu, del Baharain): 20 mila dollar.
Glieli hanno voluti donare uno sponsor, l’ex governatore dello Stato nigeriano di Edo, e leader dell’importante partito All Progressives Congress (APC) Adams Oshiomhole e il vice governatore Philip Shaibu.
Tutti sono stati concordi nel esaltare il gesto umanitario. “Simon Cheprot non ha soddisfatto la sua ambizione di essere il primo atleta a conquistare per la seconda volta la Okpekpe road race, ma se ne è andato come un eroe, l’eroe delle sette edizioni. E’ stato un esempio di correttezza, moralità e soprattutto di fratellanza”.
La bontà premiata. Capita
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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