Massimo A. Alberizzi
22 maggio 2019
Per qualche ora si è temuto che Tripoli sarebbe stata strangolata dall’arsura. Una milizia locale, comandata da un signore dalla guerra scatenato, ma poco conosciuto, Khalifa Hanaish, lunedì ha assalito la centrale idrica di Shuwairif, 450 chilometri a sud di Tripoli, costringendo i tecnici, armi in pugno ma senza sparare un colpo, a chiudere le valvole che alimentano l’acquedotto della capitale. Tripoli è rimasta senza acqua per 24 ore.
Khalifa Hanaish è uno stretto alleato del potente generale Khalifa Haftar che il 4 aprile scorso ha cominciato una dura offensiva verso Tripoli per rovesciare il governo, riconosciuto dall’ONU, guidato dal primo ministro Fayez Al Serraj. Poiché quella in Libia è una guerra che si combatte sul piano delle propaganda, appena l’acqua ha smesso di scendere dai rubinetti della capitale, l’apparato pubblicitario del governo ha addossato la responsabilità ad Haftar, accusato di voler annientare gli avversari prendendoli per sete. Il generale della Cirenaica ha smentito le accuse, sostenendo di aver immediatamente spedito i suoi uomini alla centrale di Shuwairif per garantire la distribuzione. Fatto sta che poco ore dopo l’acqua ha ricominciato a defluire nelle case di Tripoli. Un portavoce di Haftar ha respinto le accuse: “Credete che vogliamo fare morire di sete la nostra gente? I nostri soldati sono appostati e controllano la periferia di Tripoli. Come pensate che avremmo potuto lasciarli senz’acqua?”
Non è il primo attacco di Khalifa Hanaish per cercare di convincere il governo a rilasciare suo fratello Al Mabruk Hanaish arrestato con l’accusa di appartenere a un gruppo armato. Qualche tempo fa i suoi uomini hanno rapito e tenuto in ostaggio quattro espatriati, un sudcoreano e tre filippini, tecnici che lavoravano in un impianto idrico nel Fezzan (la regione meridionale della Libia). La loro liberazione, avvenuta il 17 maggio, è stata possibile grazie all’intervento del generale Haftar in persona, che ha esercitato forti pressioni sul suo alleato. E così gli ostaggi sono stati consegnati alle autorità degli Emirati Arabi Uniti e immediatamente liberati.
Occorre poi sottolineare che la milizia locale di Brak comandata da Hanaish, assomiglia più a una banda di briganti tagliagole che a un gruppo politico. Prima il suo business era rappresentato dal trasposto di migranti che dal deserto del Fezzan volevano arrivare alle coste del Mediterraneo. Oggi che gli affari si sono assottigliati sono costretti ad arrangiarsi con taglieggiamenti e estorsioni.
Massimo A. Alberizzi
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