Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 maggio 2019
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per iniziativa degli Stati Uniti, si occuperà della crisi del Camerun. La riunione è prevista per il 13 maggio. Si discuterà del conflitto in atto nelle due province anglofone dalla fine del 2016. Allora il presidente Paul Biya – che è stato rieletto lo scorso ottobre – aveva proclamato di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Ma, secondo un accordo sull’educazione scolastica del 1998, i due sotto-sistemi, quello anglofono e quello francofono, sarebbero dovuti restare indipendenti e autonomi.
Già dall’inizio dell’anno il Pentagono aveva tagliato gli aiuti militari a Yaoundé, proprio per le continue violazioni dei dirittti umani. Michelle Bachelet, Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, si è recata nel Paese in questi giorni, e ha bollato l’escalation delle violenze come non è più sostenibile. Ha sottolineato che con l’uso eccessivo della forza delle truppe governative nei confronti dei separatisti la situazione potrebbe deteriorarsi velocemente. Inoltre le continue incursioni dei jihadisti Boko Haram nelle zone confinanti con la Nigeria non fanno che accentuare i già gravi problemi presenti. La Bachelet ha fatto sapere inoltre che Yaoundé intende collaborare con l’ONU, in particolare con l’OHCHR, per trovare soluzioni volte a risolvere le questione dei diritti umani e le crisi umanitarie che affliggono parte del Paese.
Recentemente una ricercatrice di Human Rights Watch per l’Africa centrale, Ilaria Allegrozzi, impegnata nello studio del conflitto nelle zone anglofone, è stata fermata da alcuni agenti della sicurezza all’aeroporto di Duala, la capitale commerciale del Camerun. Senza alcuna spiegazione, i poliziotti le hanno comunicato che era persona non grata nel Paese.
I fatti risalgono al 12 aprile, ma sono stati resi noti solamente qualche giorno fa dalla ONG per la difesa dei diritti umani. Il ministero camerunense per le Comunicazioni non ha voluto rilasciare commenti. Certamente tali misure drastiche sono state prese perchè solo due giorni prima HRW aveva pubblicato un rapporto nel quale puntava nuovamente il dito sull’esercito camerunense per l’uso eccessivo della forza. Durante l’attacco contro un villaggio in zona anglofona sarebbero morte cinque persone. Ma già in una precedente relazione di fine marzo, la ONG aveva accusato le forze governative di aver ucciso numerosi civili negli ultimi sei mesi. Allora le autorità di Yaoundé avevano accusato HWR di non essere imparziale.
E una settimana fa il ministero della Difesa camerunense, in un post pubblicato su facebook ha accusato HRW, Amnesty international e i media internazionali per non menzionare e/o condannare le violenze dei separatisti.
In un nuovo rapporto del 6 maggio 2019, HRW afferma di avere le prove che tra gennaio 2018 e gennaio 2019 sono stati effettuati ventisei arresti arbitrari e sparizioni forzate nel centro di detenzione presso il Secrétariat d’Etat à la Défense. Quattordici dei ventisei rinchiusi in isolamento avrebbero regolarmente subito torture. Ma HRW denuncia anche i maltrattamenti inflitte dai separatisti ai civili. E l’International Crisis Group fa sapere che in venti mesi di conflitto sono morte almeno milleottocentocinquanta persone, mentre ben più di mezzo milione di residenti hanno lasciato le loro case a causa di scontri e violenze.
Il Camerun ha dieci Regioni autonome, otto delle quali sono francofone. Solamente in due si parla l’inglese. All’inizio del ‘900 il Paese era una colonia tedesca. Dopo la prima guerra mondiale nel 1919, è stata divisa tra i francesi e gli inglesi, secondo il mandato della Lega delle Nazioni. La parte francese era molto più ampia e aveva come capitale Yaoundé, mentre quella inglese era stata annessa alla Nigeria, si estendeva fino al Lago Ciad e aveva per capitale Lagos. Gli inglesi erano poco presenti in questa regione, perché la loro attenzione era concentrata sui territori dell’attuale Nigeria.
Con l’indipendenza, ottenuta nel 1961, le due porzioni, inglese e francese sono state riunite per formare un unico Stato, l’attuale Camerun, ma finora le parti hanno sempre mantenuto un alto grado di autonomia. Molti cittadini anglofoni si sentono emarginati e poco rappresentati e per questo motivo da anni gli oppositori chiedono la secessione, ma il governo centrale ha sempre sminuito il problema e non ha mai aperto un dialogo concreto con i cittadini anglofoni.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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