Speciale per Il Fatto Quotidiano e Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi
7 maggio 2019
Un aereo da combattimento di fabbricazione francese, Mirage F21, della milizia di Misurata, alleata del governo di Fayez Al Serraj, è stato abbattuto dagli uomini del generale Khalifa Haftar. Il pilota, un mercenario portoghese, Jimmy Reiss, 29 anni si è lanciato con il paracadute ed è stato catturato. Durante un interrogatorio, il cui filmato è stato diffuso dai social media, ha ammesso di essere stato incaricato di bombardare e distruggere strade e ponti. Ha raccontato di essere stato arruolato da un uomo che si chiama Al Hadi, ma di non conoscere il suo vero nome.
Fonti vicine al generale della Cirenaica hanno raccontato che il pilota durante le sue missioni ha colpito obiettivi civili a Tarhunam, Qasr bin Ghashir e Sog Al Khimi.
Il primo ministro Fayez Al Serraj è in giro per l’Europa a chiedere sostegno per il suo governo riconosciuto dalle Nazioni Unite ma seriamente minacciato dal generale Khalifa Haftar.
Ufficialmente il generale va sbandierando che “occorre liberare Tripoli dai terroristi islamisti che controllano la capitale”, ma in realtà ci sono altri problemi che attanagliano le popolazioni che gli sono fedeli o delle quali controlla i territori, primo tra tutti il mancato pagamento degli stipendi ai funzionari pubblici.
Con gli accordi di Skhirat del 2015, le Nazioni Unite hanno riconosciuto i cosiddetti “organi sovrani”, l’agenzia della contabilità dello Stato, la Banca Centrale, la Compagnia petrolifera nazionale. In base alle intese raggiunte, le royalty pagate dalle compagnie petrolifere vengono versate direttamente alla Banca Centrale la quale poi le distribuisce ai vari attori, sostanzialmente al governo di Serraj e al parlamento di Tobruk, eletto con elezioni organizzate con la supervisione dell’ONU nel 2014. I due governi libici (quello di Sarraj e quello guidato da Al Thinni con sede ad Al Baida, nella Montagna Verde a nord-est di Bengasi) si adoperano poi per distribuire a chi ne ha diritto le risorse sul territorio che controllano.
Da gennaio però la Banca Centrale non ridistribuisce più alle regioni orientali e meridionali, controllate da Haftar, la quota spettante di denaro pagato dalle compagnie petrolifere, con il risultato che gli stipendi dei funzionari pubblici non sono stati più pagati, cosa che ha messo il generale in seria difficoltà con la sua gente. Il governo Al Thinni, tramite la sede locale della Banca Centrale, quindi ha reagito accendendo prestiti con i Paesi del Golfo, in particolare con gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita. Ecco perché i due Paesi mediorientali lo stanno appoggiando nella sua guerra per conquistare Tripoli.
Ma proprio ieri il governo Serraj, poco prima dell’abbattimento del Mirage, ha lanciato pesanti accuse verso gli Emirati Arabi Uniti, alleati di Haftar che, secondo un rapporto dell’ONU, avrebbe usato droni di fabbricazione cinese per bombardare obiettivi civili.
La denuncia arriva dopo la rivelazione dell’agenzia France Press che ha preso visione di un rapporto di un gruppo di esperti delle Nazioni Unite incaricato di monitorare l’embargo delle armi, varato nel 2011.
Il 19 e 20 aprile è stato registrato un attacco missilistico dell’Esercito Nazionale Libico di Haftar, contro un sobborgo di Tripoli. Persero la vita numerosi civili. Il panel di esperti ha esaminato le fotografie dei rottami degli ordigni e ha concluso che si tratta di missili aria-terra Blu Arrow, in dotazione soltanto a tre Paesi, Cina, Kazakhstan e Emirati, mai usati finora in Libia. Nel rapporto segreto inviato al Consiglio di Sicurezza – secondo il resoconto della France Presse – c’è scritto che il “team di indagine sta investigando sul possibile uso dei droni da parte dell’esercito di Haftar o di un soggetto terzo che sostiene gli uomini del generale”.
Il Consiglio di Sicurezza è profondamente diviso sull’atteggiamento da tenere nei confronti della Libia. Nei giorni scorsi una risoluzione britannica che chiedeva l’invio di una forza multinazionale di interposizione di caschi blu è stata accantonata per l’opposizione di Russia e Francia ma anche, alla fine, degli Stati Uniti che hanno chiesto “tempo per approfondire la situazione”. Anche il governo britannico comunque ora sostiene che, nonostante l’offensiva su Tripoli, qualunque soluzione politica non può prescindere dalla presenza di Haftar in un futuro governo.
Massimo A. Alberizzi
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