Sandro Pintus
Firenze, 27 aprile 2019
Ieri sera, il ciclone tropicale Kenneth con venti a 270km/h ha toccato il litorale di Pemba, a Cabo Delgado, nell’estemo nord del Mozambico. In dodici ore – dalle 20.00 del 25 aprile alle 8.00 del 26 aprile – nell’area di Mueda sono caduti quasi 200 millimetri di pioggia torrenziale.
Nell’isola di Ibo, nell’arcipelago Quirimbas, il ciclone, scaricando quasi 140 millimetri di pioggia, ha distrutto centinaia di abitazioni lasciando intere famiglie senza casa.
Le regioni più colpite dal ciclone Kenneth, classificato di categoria quattro, sono le province di Cabo Delgado e Nampula. Dopo i tre morti delle isole Comore, a Pemba, capoluogo di Cabo Delgado, si registra il decesso di una persona colpita dalla caduta di un albero di cocco e si attende la conferma di una seconda vittima a Mocomia.
Grazie all’allerta rossa, diramata prima dell’arrivo del ciclone, 30mila persone sono state portate in un trentina di rifugi, soprattutto scuole. Secondo Unicef, in Mozambico, c’è la necessità di una nuova operazione umanitaria su larga scala per rispondere al ciclone da Kenneth.
L’impatto devastante del secondo ciclone tropicale in sei settimane, dà ulteriore conferma che i cambiamenti climatici sono reali anche in quest’area dell’Africa australe. Dall’era dei satelliti nel centro-nord del Mozambico non erano stati mai registrati cicloni tropicali con la forza e la devastazione di Idai e Kenneth. Quest’ultimo è stato classificato come il ciclone più potente della storia del Mozambico.
Mentre nelle aree colpite da Idai con tante difficoltà si cerca di tornare alla normalità, Human Rights Watch (HRW) denuncia casi di abusi sessuali. L’ong per i diritti umani ha parlato con tre donne nella città di Mbimbir, nel distretto di Nhamatanda. Tutte e tre hanno confermato che i funzionari locali le hanno costrette ad avere rapporti sessuali in cambio aiuti alimentari.
Sono però stati segnalati molti altri casi, soprattutto di donne in situazione di fragilità. Sono soprattutto quelle che hanno figli ma senza uomo capofamiglia. Secondo molti funzionari locali, alcuni dei quali del Frelimo (partito al potere), responsabili della distribuzione di aiuti umanitari, queste donne non sono negli elenchi.
Situazione che rende queste madri estremamente più fragili e vittime degli abusi di sciacalli disonesti e senza scupoli.
Sandro Pintus
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