Sandro Pintus
Firenze, 19 aprile 2019
Nell’area colpita dal ciclone Idai ci sono stati oltre mille morti: 602 in Mozambico, 344 in Zimbabwe e almeno 59 in Malawi. Mille e cinque decessi fino ad ora. Una cifra, purtroppo, destinata ad aumentare.
Secondo l’Unicef, il ciclone in Mozambico ha colpito 1,9 milioni di persone di cui un milione sono bambini e sono andate distrutte duecentomila case. Centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini per giorni, a volte settimane, hanno vissuto senza accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.
L’epidemia di colera continua nonostante il rapidissimo intervento del ministero della Salute mozambicano, OMS e Unicef, Medici Senza Fontiere, Croce Rossa, Mezzaluna Rossa e altre ong.
In una settimana, nella aree a maggiore rischio, sono state vaccinate oltre 814mila persone, il 98,7 per cento della popolazione target. Ma l’immunizzazione contro la malattia è attiva dopo sette giorni. Il vaccino orale somministrato fornisce circa l’85 per cento di protezione contro il colera per sei mesi.
Secondo un rapporto Unicef pubblicato da ReliefWeb, aggiornato al 16 aprile, i decessi per colera in Mozambico sono stati otto nell’arco di tre settimane. I casi sono saliti a 5656 registrati in quattro distretti colpiti dal ciclone: Beira, Dondo, Nhamatanda e Buzi.
Aumentano anche i casi di malaria che, nell’immenso pantano causato dalle inondazioni, proliferano abbondantemente: 7500 casi. Per arginare la malattia veicolata dalla zanzara anofele, l’agenzia ONU per l’infanzia ha iniziato la distribuzione di 500mila zanzariere. A un mese dal ciclone, Unicef ricorda che almeno un milione di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente: nella salute, nutrizione, protezione, educazione, acqua e servizi igienici.
Anche il Posto Medico Avanzato italiano, montato dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile a Beira con una quarantina di sanitari, lavora a pieno ritmo. Secondo dati divulgati dal DNPC, nei primi dodici giorni di attività, ha curato quasi 700 pazienti e realizzato 40 interventi chirurgici.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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