Andrea Spinelli Barrile
Roma, 17 aprile 2019
Il Presidente della Repubblica della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, ha annunciato di voler presentare al Parlamento di Malabo una proposta di legge per abolire la pena di morte nel paese africano.
La promessa di Obiang, attualmente il leader africano più anziano e longevo al potere dal 1979, è stata fatta in occasione di una visita di stato a Praia, capitale di Capo Verde, durante una conferenza stampa congiunta con il suo omologo Jorge Carlos Fonseca tenutasi lunedì 15 aprile 2019. Dal 2014 la Guinea Equatoriale è membro della Comunità dei paesi di lingua portoghese (CPLP), una presenza vincolata a una “road map” serratissima in materia di diritti umani. Ora la Guinea Equatoriale, dove le lingue ufficiali sono lo spagnolo e il fang, il francese è parlato da quasi tutti ma il portoghese proprio no, per restare nella CPLP e non essere ulteriormente isolata a livello internazionale qualcosa dovrà fare per forza.
Dell’abolizione della pena di morte Obiang ha parlato ieri non solo con il presidente capoverdiano ma anche con il primo ministro, Ulisses Correia e Silva.
“Il mio governo presenterà presto una proposta […] e sono sicuro che questa verrà approvata. Non possiamo agire in fretta – ha dichiarato Obiang alla stampa-. Dobbiamo agire come parte di un processo politico che soddisfi tutte le parti in causa”. Nella stessa dichiarazione Obiang ha spiegato che sarà il governo a presentare una proposta in Parlamento, dove il suo partito PDGE (Partido Democratico de Guinea Ecuatorial) ha la totalità dei seggi: non si capisce bene, quindi, di quali “parti in causa” parli, visto che l’opposizione è relegata in carcere o al silenzio. Obiang ha specificato che non intende abolire la pena di morte per effetto di obbedienza a una volontà calata dall’alto. Attualmente sono ben 36 gli oppositori al regime in carcere, nonostante abbiano ricevuto la grazia presidenziale a ottobre. Tra di loro anche il noto Joaquin Elo Ayeto detto Paysa, attivista e anima del partito di opposizione CPDS (Conferenza per la Democrazia Sociale), arrestato ingiustamente il 25 febbraio 2019 a Malabo. Sette funzionari della sicurezza nazionale l’hanno ammanettato per avere criticato l’autorità e incriminato per tentato omicidio del capo dello Stato.Per Ayeto è stato disposto il rilascio su cauzione ma il giudice non ha quantificato il prezzo da pagare per il rilascio.
Formalmente in Guinea Equatoriale non avvengono esecuzioni dal 2014 ma la realtà sostanziale è un altra: se è vero che la pena di morte è stata abolita nel Paese africano, mai come in questo caso è possibile parlare di “morte per pena”: “Ancora una volta Obiang fa un annuncio vuoto volto solo a placare la pressione della CPLP e della comunità internazionale”, ha dichiarato ad Africa ExPress Tutu Alicante, fondatore e direttore di EGJustice, che si occupa di monitorare la condizione dei diritti umani in Guinea Equatoriale. “Da quando il Paese si è unito alla CPLP, Obiang ha sempre dichiarato che non avrebbe mai firmato una legge per abolire la pena di morte. I pubblici ministeri hanno continuato a chiedere l’imposizione della pena di morte e i giudici hanno sempre sentenziato in questa direzione. Inoltre il regime continua a torturare assiduamente i prigionieri fino alla morte”.
Proprio sugli oppositori in carcere e sulle promesse vuote del regime di Obiang, Alicante mette a nudo il re: «”l processo in corso nella città di Bata, che vede coinvolte dozzine di persone, per lo più innocenti spettatori accusati di partecipare a un complotto, ci dovrebbe dire tutto su ciò che serve sapere sulle strategie di marketing del regime. È probabile che sarà loro imposta la pena di morte. Obiang, nella sua grandezza, commuterà le condanne a morte e quelle persone trascorreranno anni in prigione senza aver commesso alcun crimine. Molti di loro sono stati torturati, due sono morti in carcere. Molti altri moriranno in prigione negli anni a venire come conseguenza delle torture. Ma Obiang continuerà a godere della legittimazione della CPLP e questi innocenti resteranno a morire in prigione”.
Quello che il Presidente Obiang può fare sin da subito è mostrare, con un atto concreto, la volontà presidenziale di abolire la pena di morte: basterebbe firmare la moratoria internazionale, promossa tra gli altri a livello internazionale dal Partito Radicale. Ma in realtà le grinfie di Obiang vanno oltre gli oppositori in carcere in Guinea Equatoriale: da una settimana è detenuto a N’Djamena Andres Esono Ondo, segretario generale del partito CPDS, detenuto senza accuse formali ma, secondo fonti di Africa ExPress, per effetto dell’amicizia tra Guinea e Ciad.
Prima di Ondo era toccato all’attivista per i diritti umani Alfredo Okenve, arrestato all’aeroporto di Malabo poco prima di imbarcarsi per un volo diretto in Spagna. Okenve si trovava a Malabo per ricevere il premio franco-tedesco per i diritti umani e lo stato di diritto, che avrebbero dovuto consegnargli gli ambasciatori di Francia e Germania in Guinea Equatoriale nel corso di una cerimonia al Centro Culturale Francofono. La cerimonia fu cancellata in seguito a una lettera di protesta inviata dal governo guineano alle rappresentanze diplomatiche europee in cui i guineani affermavano di non riconoscere “la validità” del premio. Il giorno dopo Okenve è stato arrestato e attualmente si trova agli arresti domiciliari a Bata. Nessuno dalle ambasciate di Francia e Germania, dai governi di Parigi e Berlino né dall’Unione Europea ha commentato né protestato.
Andrea Spinelli Barrile
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