Africa Express
Sana’a, 16 aprile 2019
Il sito investigativo Disclose è venuto in possesso di una nota confidenziale della Difesa di Parigi dal quale si evince il massiccio utilizzo di armi francesi dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita nella guerra in Yemen.
Il fascicolo era stato inviato al presidente della Repubblica francese Emanuel Macron il 3 otttobre scorso in occasione di un consiglio ristretto della difesa che si è tenuto all’Eliseo, in presenza dei ministri della Difesa, Florence Parly, del Primo ministro, Edouard Philippe e dei ministri Florence Parly (Difesa) e Jean-Yves Le Drian (Affari esteri). Tutti i presenti hanno potuto consultare il documento di quindici pagine redatto dall’intelligence militare francese, dal quale emergono in dettaglio la vendita di armi francesi ai sauditi e agli Emirati.
E per la prima volta i Yemens Paper rivelano che il 25 settembre 2018 armamenti francesi sono stati utilizzati dalla coalizione saudita in Yemen, contraddicendo così la posizione del governo di Parigi, che ha sempre affermato che le armi prodotte in Francia vengono solamente utilizzate per la difesa dall’Arabaia saudita e gli Emirati arabi. In un intervista del gennaio scorso Parly ha sottolineato nuovamente di non essere assolutamente a conoscenza che armi francesi vengono impiegate direttamente nel conflitto. E ha aggiunto: “ I nostri equipaggiamenti sono stati venduti per proteggere i territori sauditi da attacchi balistici yemeniti”. E Le Drian ha ribadito. “Rispettiamo i nostri impegni sul commercio di armi”.
Il documento dell’intelligence francese smentisce categoricamente le affermazioni del governo: quarantotto cannoni Ceasar – prodotti dalla Nexter, società di proprietà dello Stato – sono posizionati al confine saudita-yemenita e sono in grado di sparare quarantadue proiettili al minuto in un raggio di quarantadue chilometri. Secondo Disclose tra marzo 2016 e dicembre 2018 sarebbero stati uccisi trentacinque civili i cinquantadue bombardamenti localizzati nel campo d’azione dei cannoni. I dati si basano su informazioni forniti dall ONG Acled (Armed Conflict Location and Event Data Project), che censisce i civili uccisi da colpi di artiglieria.
I carri armati Leclerc, dotati di munizioni francesi, sono stati avvistati in Yemen e utilizzati in posizione difensiva in diversi luoghi, tra loro anche Aden, nel sud del Paese. Nel novembre 2018 i Leclerc hanno partecipato alla battaglia di Al-Ḥudayda dove avrebbero perso la vita cinquantacinque civili.
Sempre secondo Yemens Paper, i dispositivi di avvistamento, fabbricati dal gruppo Thales – società francese d’elettronica specializzata nell’aerospaziale, nella difesa, nella sicurezza e nel trasporto terrestre – forniscono le forze armate saudite e i mirage 2000-9 potrebbero essere utilizzate nel conflitto in Yemen. Mentre una fregata di fabbricazione francese partecipa al blocco navale, altrettanto una corvetta lanciamissili, che appoggia anche le operazioni terrestri che si svolgono su suolo yemenita.
In base a documenti in possesso a Disclose, la Francia avrebbe firmato nuovi contratti con il regno wahabita lo scorso dicembre che prevedono forniture di automezzi blindati e cannoni tra il 2019 e 2024.
Grazie al supporto logistico degli Stati Uniti, la coalizione ha messo a segno oltre diciottomila raid nelle aree controllate dagli houti, uccidendo e ferendo migliaia e migliaia di persone e lasciando dieci milioni di cittadini allo stremo. Secondo la ONG Save the Children, quattordici milioni di persone sarebbero sull’orlo della carestia, tra loro 1,5 milioni di bambini. E, sempre secondo le stime della stessa ONG, ottantacinquemila bimbi sarebbero già morti di fame dall’inizio del conflitto.
Anche l’Italia ha le sue responsabilità in questo conflitto con l’esportazione di bombe prodotte in Sardegna dalla RWM Italia, azienda del gruppo tedesco Rheinmetall, con sede a Ghedi (BS) e stabilimento a Domusnovas in Sardegna, verso il regno wahabita. La legge 185/1990 vieta di fatto l’esportazioni di armamenti verso Paesi in stato di conflitto armato e l’Arabia saudita lo è, visto il suo “impegno” nello Yemen.
In un recente articolo di Giorgio Beretta, ricercatore dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (OPAL) di Brescia, pubblicato su “Unimondo” ha precisato che anche nel 2018, secondo i dati del commercio estero dell’ISTAT, si evince che nel 2018 sono partiti “munizionamenti” dal porto di Cagliari alla volta di Riyad. Certamente si tratta di forniture comprese nelle licenze rilasciate dal governo Renzi, in quanto le consegne vengono fatte in più anni. E sempre secondo Beretta,ora bisogna attendere la relazione della Presidenza del Consiglio se sono state rilasciate nuove licenze per l’esportazione di questi ordigni dal governo Conte.
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