Sandro Pintus
Firenze, 16 aprile 2019
Sara ha due settimane ed è una bambina sana e forte. Ma ha rischiato di non vedere mai la luce. È un miracolo che sia viva perché quando sono arrivate le immense alluvioni causate dal ciclone Idai in Mozambico, Amelia era in avanzato stato di gravidanza. Si era rifugiata su un albero di mango e lì è nata la piccola.
“Ero a casa con mio figlio di due anni e l’acqua improvvisamente, ha cominciato a invadere la casa. Non ho avuto altra scelta che salire sull’albero di mango accanto – ha raccontato Amelia all’Unicef -. Sono cominciate le doglie e non c’era nessuno che potesse aiutarmi. Lì è nata mia figlia e sono rimasta su quell’albero per due giorni. Fino all’arrivo dei vicini che mi hanno aiutato a scendere e mi hanno portato in un luogo sicuro”.
È successo a Dombe, nella provincia di Manica, 200km in linea d’aria a ovest di Beira, distrutta dal ciclone Idai lo scorso 14 marzo. Dombe si trova a pochi chilometri dal letto del fiume Buzi, esondato a causa delle piogge torrenziali durante e dopo il passaggio del ciclone.
Nel solo distretto di Dombe, circa tremila persone sono rimaste giorni sugli alberi o sui tetti delle case di fango in attesa dei soccorsi. Potevano essere salvate solamente con gli elicotteri o con le barche.
Ora Amelia e Sara, che poppa voracemente il latte della mamma, si trovano nel centro di accoglienza di Nhamhemba, nella sede amministrativa di Dombe.
Nel frattempo continuano gli sforzi per salvare e portare assistenza alle persone ancora isolate nelle aree più colpite del Mozambico. Dombe, che si trova in mezzo a diversi corsi d’acqua e dove i raccolti sono andati completamente distrutti, è una di queste.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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