Speciale per Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi
13 aprile 2019
Non è facile la strada verso la democraziain Sudan. Ieri sera il generale Ahmed Awad Ibn Auf, che aveva preso le redini del potere subito dopo il colpo di Stato di giovedì scorso, ha lasciato l’incarico – durato poco più di 24 ore – di leader del consiglio militare transitorio. Il suo posto è stato preso da un altro generale, Abdel Fattah Abdelrahman Burhan, un nome che non è certo molto conosciuto tra i sudanesi. Lo stringer di Africa ExPress a Khartoum lo definisce “un militare professionista senza affiliazioni politiche”. Sembra comunque che sia assai lontano dalle ideologie islamiste. Si è dimesso anche il vice di Ahmed Awad, il generale Kamal Abdal Maroof.
Ufficialmente le dimissioni dei due ufficiali sono state presentate “per preservare l’unità delle Forse armate”, ma da notizie trapelate a Khartoum si comprende che sono dovute a profonde divergenze, all’interno dell’esercito, sul comportamento da tenere di fronte alle proteste di massa che, iniziate il 18 dicembre, hanno portato ieri mattina alla defenestrazione del settantacinquenne dittatore al potere da 30 anni, Omar Al Bashir.
La notizia delle dimissioni dei leader del colpo di Stato sono state accolte con giubilo dai dimostranti, il cui numero è stato valutato attorno al mezzo milione, ancora schierati di fronte all’ingresso del quartier generale delle Forze armate. Ieri dopo l’annuncio della rimozione di Bashir la protesta non si era calmata e, nonostante la gioia, i canti e i balli, lo slogan che era circolato in piazze era: “Non vogliamo passare da un ladro a un altro”. Forse perché sia il leader del Consiglio di transizione che il suo vice provenivano dalla stretta cerchia di ufficiali amici e sodali del presidente appena allontanato.
L’ultima dichiarazione Ahmed Awad Ibn Auf, qualche ora prima di dimettersi, era comunque stata chiara rispetto alla sorte di Omar Al Bashir: “L’ex presidente è stato arrestato ma non abbiamo nessuna intenzione di estradarlo, come chiede la Corte Penale Internazionale”. Contro Bashir è stato spiccato nel 2009 un mandato di cattura per crimini contro l’umanità, crimini di guerra, stupro e genocidio.
Ora si aspetta di capire quale sarà l’atteggiamento dei nuovi leader,mentre la protesta sta continuando sfidando il coprifuoco indetto dalla giunta miitare e che va dalle 10 di sera alle 4 del mattino.
Massimo A. Alberizzi
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Crimini contro l’umanità in Darfur, mandato di arresto per Al Bashir