Speciale per Il Fatto Quotidiano e per Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi
9 aprile 2019
Mentre le milizie fedeli al primo ministro Fayez Al Serraj sono schierate a difesa di Tripoli e fronteggiano i militari del sedicente Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar, i terroristi dell’ISIS sono entrati in azione nella colonia italiana. Intorno a mezzanotte un commando armato a bordo di 14 veicoli ha fatto irruzione nella spiazza principale del villaggio di Al Jufra, 270 chilometri a sud est di Sirte, un tempo roccaforte degli islamisti e ora controllata dagli uomini di Haftar. Un soldato, un civile e il capo del consiglio comunale, prelevato dalla sua casa mentre stava dormendo, sono stati ammazzati in strada. Un quarto uomo è stato rapito. I terroristi sono scappati ma inseguiti da milizie locali e da unità di Haftar. Raggiunti hanno ingaggiato una battaglia campale. Secondo quanto riportato dai social network, 5 assalitori sono stati ammazzati.
Al Jufra è un centro abbastanza importante perché da lì passano i convogli che portano i rifornimenti per i soldati del generale, attestati nei sobborghi di Tripoli. Le sue truppe stanno subendo il logoramento dovuto proprio alla scarsità di approvvigionamenti. Ieri alcuni camioncini degli attaccanti, dotati di mitragliatrici pesanti posizionate sul pianale di carico, sono stati catturati dai miliziani di Serraj: erano state abbandonati con le porte aperte perché rimasti senza carburante.
Ieri a Tripoli sono stati registrati scontri di scarsa entità in diversi quartieri, altri attacchi aerei contro i due aeroporti semidistrutti e non più in uso, e contro il rione meridionale di Suk Giummi (che vuol dire mercato del venerdì). Il numero il numero di morti è così salito a un centinaio.
L’aviazione di Misurata, per proteggere le linee degli uomini di Serraj, ha bombardato le posizioni di Haftar a Sukna, sempre a sud di Sirte. L’azione probabilmente è la conseguenza della pressione esercitata dal primo ministro sul governatore della Banca Centrale Libica perché sblocchi alcuni fondi destinati a pagare salari e pensioni rivendicati dai miliziani di Misurata. Finalmente è arrivato l’ok, ma non ancora i soldi. Da qui un intervento “limitato”.
Ieri sono stati intensificati gli sforzi diplomatici per bloccare la guerra. La conferenza di Ghadames, prevista dal 14 al 16 aprile e per la quale il rappresentante speciale dell’ONU, Ghassan Salamé, aveva lavorato per oltre un anno, è stata definitivamente rimandata a data da destinarsi.
Secondo voci non confermate il diplomatico libanese starebbe per lasciare il suo incarico per differenze di vedute sulla gestione della crisi libica con il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres.
Massimo A. Alberizzi
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