Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 5 aprile 2019
Sono trascorsi due giorni dal rapimento della trentacinquenne californiana, Kimberley Sue Endecott e del suo autista ugandese Jean Paul, mentre ammirava i paesaggi mozzafiato nel parco nazionale Queen Elizabeth, in Uganda. Martedì sera la turista e il suo accompagnatore sono stati fermati da quattro uomini armati nella riserva naturale e portati in un luogo sconosciuto.
I criminali o terroristi – il dubbio è d’obbligo – hanno usato il cellulare delle donna per chiedere un riscatto di mezzo milione di dollari. Ora bisogna attendere che i rapinatori si facciano ancora vivi. Lo smartphone infatti risulta spento. Un’anziana coppia statunitense, che viaggiava con loro, ai quali fortunatamente non è stata riservata la stessa sorte, hanno potuto lanciare l’allarme.
Ofwono Opondo, portavoce del governo ugandese, ha spiegato che probabilmente la coppia non è stata sequestrata perché avanti con l’età. Comunque i due pensionati sono stati depredati di tutto ciò che avevano.
La signora Endecott e l’anziana coppia sono arrivati a Kampala il 29 marzo, e, in base alle dichiarazioni di Opando, il giorno seguente si sarebbero recati con un aereo nel sud-ovest del Paese per visitare il parco. Finora non è dato sapere quale relazione ci sia tra la giovane sequestrata e i due scampati al sequestro.
La polizia è convinta che si tratti di un rapimento a scopo di estorsione, visto che i banditi hanno utilizzato immediatamente il cellulare della Endecott per richiedere il riscatto.
Le forze di sicurezza, appena giunte sul luogo, hanno sbarrato tutti valichi di frontiera tra l’Uganda e la Repubblica Democratica del Congo e hanno subito iniziato le ricerche. Si suppone che il gruppo di malviventi si trovi ancora all’interno del parco.
Da tempo in diversi siti turistici viene consigliato ai visitatori di farsi accompagnare di una guida armata. Bashir Hang, portavoce di Uganda Wildlife Authority, gestita dallo Stato, ha precisato che il gruppetto di americani non ha voluto utilizzare questo servizio, messo a disposizione da UWA. E, sempre secondo il portavoce, non ha nemmeno informato l’amministrazione del parco dei loro spostamenti. “Entravano e uscivano dalla riserva senza dare alcuna comunicazione”, ha precisato Hang. Una notizia, trapelata solo in questa occasione, racconta che recentemente più o meno nello stesso luogo sarebbe stato rapito un gruppo di turisti locali. Portati in Congo-K, sono stati liberati in fretta dopo il pagamento di un riscatto.
Mentre si intensificano le ricerche da parte delle forze dell’ordine, ranger e truppe speciali ugandesi, il sequestro non è stato commentato dalla autorità ugandesi, né da quelle statunitensi. Solo Mike Pompeo, segretario di Stato di Washington, ha fatto sapere che non sarà pagato alcun riscatto. “Anche il versamento di una piccola somma potrebbe innescare un effetto domino: nuovi sequestri e/omicidi di decine, forse centinaia di persone, inclusi americani e altri stranieri”.
Mull Katende classe 1957, ambasciatore di Kampala accreditato a Washington è rimasto assai sorpreso da questo episodio, e ha voluto sottolineare che nel suo Paese mai nessun straniero è stato rapito. Memoria corta o forse si è semplicemente dimenticato del sequestro e del massacro di turisti britannici, statunitensi e neozelandesi avvenuto nel 1999 nel parco Bwindi, santuario dei gorilla in Uganda. Responsabili della carneficina dell’epoca erano stati ribelli hutu, i residui delle milizie estremiste interahamwe e dell’esercito ruandese, provenienti dalle loro basi in Congo-K.
Poco meno di un anno fa, due turisti britannici sono stati rapiti e un ranger è stato brutalmente assassinato nella vicina riserva Virunga, la più antica di tutta l’Africa, noto in precedenza con il nome di parco nazionale Albert, che si trova nella regione del nord Kivu, nel Congo-K. Il direttore stesso del Virunga, Emmanul de Mérode, è stato assalito cinque anni fa da un commando armato e ferito gravemente. A causa della crescente insicurezza nell’area, il parco è rimasto chiuso per parecchi mesi dopo il sequestro dei due turisti e ha riaperto i battenti solamente lo scorso febbraio.
Finora non è assolutamente chiaro chi siano i rapitori. Semplici criminali oppure gruppi armati con base nel vicino Congo-K? Il 3 aprile i ribelli ugandesi di Allied Democratic Forces hanno sequestrato vicino a Beni, nel Nord-Kivu, una trentina di civili . ADF è un’organizzazione islamista terrorista ugandese, attiva anche nel Congo-K dal 1995. In quella regione di confine con l’Uganda operano diversi gruppi armati. Difficile capire se qualcuno di questi ha partecipato al sequestro dell’americana e del suo autista.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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