Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 aprile 2019
Nelle zone anglofone del Camerun ormai è guerra aperta tra le forze governative e i separatisti. In poco più di due anni centinaia di persone sono morte e oltre duecentomila persone sono fuggite in altre regioni del Paese. Molti di loro si trovano ora nei campi per sfollati o da familiari, mentre almeno trentamila si sono rifugiati nella vicina Nigeria.
I continui scontri hanno provocato la fuga in massa dei lavoratori quindi il conflitto ha toccato anche ampie sfere del mondo della produzione, dell’economia. Vaste zone agricole sono lasciate in un totale stato di abbandono, come le immense estensioni di bananeti ormai distrutti. Il centro di smistamento e di imballaggio dei frutti, per lo più destinati ai mercati esteri, è stato incendiato. Gli operai sono tutti scappati, alcuni di loro sono stati torturati dalle forze dell’ordine.
Anche le piantagioni per la produzione di olio di palma, la Pamol, di proprietà dello Stato, sono ormai deserte, nessuno si occupa più delle coltivazioni di cacao e caffè nei villaggi del Sud-ovest. E la Telcar Cocoa, società leader nella produzione di cacao, ha fatto sapere che dall’inizio del conflitto la commercializzazione del prodotto è calata dell’ottanta per cento.
Il problema economico è secondario di fronte alla perdita di vite umane. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, negli ultimi sei mesi (ottobre 2018-marzo 2019) hanno perso la vita almeno centosettanta civili e, sempre secondo la ONG, in quel lasso di tempo si sono verificati duecentoventi aggressioni.
HRW accusa l’esercito di uso indiscriminato della forza nelle province anglofone: hanno ucciso un gran numero di civili e incendiato centinaia di case in questi ultimi sei mesi. Certamente le morti non sono state causate solamente dalle forze governative, i separatisti hanno la loro parte di colpa, tenendo conto che tra ottobre 2018 e marzo 2019 hanno perso la vita anche trentun militari. In base al rapporto di HRW, almeno due uomini sono stati giustiziati dai ribelli che, inoltre, hanno rapito almeno trecento alunni, rilasciati non appena è stato pagato il riscatto.
La stessa sorte è toccata poche settimane fa anche all’allenatore di calcio del Yong Sports Academy, club che milita in prima categoria e che ha vinto il campionato del Camerun nel 2013. Emmanuel Ndoumbé Bosso è stato liberato il giorno dopo, mentre l’ex ministro Emmanuel Ngafeeson, sequestrato quasi contemporaneamente nella sua abitazione a Bamenda, ha potuto riabbracciare i suoi familiari solamente pochi giorni fa. E’ stato nelle mani dei suoi aguzzini una decina di giorni. Sia Bosso che Ngafeeson non hanno voluto rilasciare commenti.
Non solo HRW accusa i militari. All’inizio di febbraio anche Washington, aveva fatto sapere che gli USA avrebbero ridotto gli aiuti militari in Camerun per gravi violazioni dei diritti umani commessi dalle forze dell’ordine del Paese.
Le autorità di Yaoundé negano l’uso indiscriminato della forza da parte dei suoi uomini, malgrado l’ampia documentazione allegata al rapporto di HRW. Il governo ha precisato: “I nostri soldati ricevono una formazione sui diritti umani prima di essere inviati sul campo, inoltre sono stati aperti una trentina di fascicoli per crimini commessi, come tortura, distruzione di proprietà privata, inosservanza di ordini e quant’altro; dovranno essere esaminati dai tribunali militari di Bamenda e Buea”.
Anche Amnesty international aveva già segnalato i militari per agghiaccianti delitti, comprese esecuzioni extragiudiziarie, commessi nel 2016 – ma rivelati solo l’estate scorsa – mentre cercavano di recuperare i corpi dei loro commilitoni uccisi dai terroristi Boko Haram.
La crisi nelle zone anglofone è iniziata nel novembre del 2016, quando il presidente Paul Biya – che è stato rieletto lo scorso ottobre – aveva proclamato di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Ma, secondo un accordo sull’educazione scolastica del 1998, i due sotto-sistemi, quello anglofono e quello francofono, sarebbero dovuti restare indipendenti e autonomi.
Ora gli insorti vogliono creare uno Stato indipendente nelle due regioni anglofone del Nord-ovest e Sud-ovest. La maggior parte del Paese è francofona. Solo in due delle dieci regioni si parla inglese. All’inizio del ‘900 il Paese era una colonia tedesca. Dopo la prima guerra mondiale nel 1919, è stata divisa tra i francesi e gli inglesi, secondo il mandato della Lega delle Nazioni. La parte francese era molto più ampia e aveva come capitale Yaoundé, mentre quella inglese era stata annessa alla Nigeria, si estendeva fino al Lago Ciad e aveva per capitale Lagos. Gli inglesi erano poco presenti in questa regione, perché la loro attenzione era concentrata sui territori dell’attuale Nigeria.
Con l’indipendenza, ottenuta nel 1961, le due porzioni, inglese e francese sono state riunite per formare un unico Stato, l’attuale Camerun, ma finora le parti hanno sempre mantenuto un alto grado di autonomia. Molti cittadini anglofoni si sentono emarginati e poco rappresentati e per questo motivo da anni gli oppositori chiedono la secessione, ma il governo centrale ha sempre sminuito il problema e non ha mai aperto un dialogo concreto con i cittadini anglofoni.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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