Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 31 marzo 2019
Come prevedibile le due segnalazioni di colera dei giorni scorsi stanno diventando epidemia. In sole quarantotto ore sono raddoppiati i casi e il governo mozambicano ha dichiarato lo stato d’emergenza.
Ne sono stati contati 271 nella sola città di Beira, secondo il quotidiano online DW. Vista l’allarmante situazione igienico-sanitaria della città distrutta per l’80 per cento, sono destinati ad aumentare. Anche nella provincia di Sofala, in aree colpite di Buzi, Tica e Nhamathanda, sono stati segnalati casi sospetti.
Per mancanza di acqua potabile in molte aree della città e nelle zone più lontane la gente è costretta a bere acqua fortemente inquinata. Secondo una nota del Comitato Internazionale della Croce Rossa le inondazioni e le difficili situazioni igienico-sanitarie creano fertili basi per il colera e altre epidemie.
Entro lunedì primo aprile nell’ex colonia lusofona, attraverso l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS), sono attese 900mila dosi di vaccino orale per arrestare l’epidemia. Per il momento non sono stati confermati decessi a causa della malattia.
Il colera è un’infezione acuta da diarrea causata dall’ingestione di cibo o acqua contaminata dal batterio Vibrio cholerae. In Mozambico, e soprattutto nell’area colpita dal ciclone, questo tipo di infezione è endemico.
Per la salute pubblica il colera è considerato una minaccia globale oltre che un indicatore di iniquità e mancanza di sviluppo sociale. Secondo stime dei ricercatori ogni anno, a causa del colera, si contano tra 1,3 e 4 milioni di casi mentre i decessi vanno da 21mila a 143mila.
Ufficialmente a causa di Idai, che si è abbattuto due settimane fa su Mozambico, Zimbabwe e Malawi ci sono stati 738 morti. Cinquecentouno solo nell’ex colonia portoghese con oltre 1.500 feriti. Visto però l’enorme numero di dispersi è molto probabile che, soprattutto in Mozambico, il numero delle vittime sia destinato a crescere.
Più di 100mila persone sono accolte in 130 campi di accoglienza. Nella città di Beira ci sono 40 centri di raccolta per gli sfollati per accogliere oltre 40.000 persone che hanno bisogno di tutto. Nel Paese africano operano diverse ong italiane. Tra queste: Medici per l’Africa CUAMM, Mani Tese, Cesvi e Comunità di Sant’Egidio.
Lo scorso 25 marzo sono partiti anche i primi aiuti italiani da Pisa un C130 della 46° Brigata Aerea con 13 sanitari. Da Verona-Villafranca è decollato un Boeing KC-767A del 14° Stormo di Pratica di Mare con 27 medici della Regione Piemonte che hanno portato un Posto medico avanzato di secondo livello. Si coordineranno sul posto con un team di esperti italiani del Dipartimento della Protezione Civile e con le autorità locali e internazionali.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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