Franco Nofori
Torino, 31 marzo 2019
Si è trattato di un omicidio che, per le caratteristiche con cui è stato compiuto, ha reso certa la polizia francese che l’esecutore fosse un killer esperto. Il cinquantasettenne Daniel Forestier è infatti stato freddato con cinque colpi di pistola, uno dei quali al cuore e un altro alla testa. Il corpo è stato rinvenuto accanto ad alcuni bidoni per l’immondizia in un parcheggio, il 21 marzo scorso a Ballaison, una gradevole località turistica dell’Alta Savoia, non molto distante dal confine svizzero. Forestier, per quattordici anni, aveva operato come agente del DGSE, la Direzione Generale per lo Spionaggio Estero dell’Eliseo, ma da circa sei mesi si era ritirato a vita privata, con la moglie e i due figli, nel paese di Lucinges, a soli quindici chilometri dal luogo in cui è stato ucciso.
Lo scorso settembre, Forestier si era congedato dal servizio, per dedicarsi alla famiglia e alla sua antica passione letteraria. Infatti, si era specializzato in spy story e stava completando un’opera semi-autobiografica dal titolo “Spying for the Republic” (Spiando per la Repubblica). Singolare è che, nello stesso mese del suo congedo dal DGSE, Forestier, fu accusato di aver ordito, insieme al collega Bruno Susini, l’uccisione del generale Ferdinand Mbaou, che fino al 1997 era stato capo della sicurezza dell’allora presidente congolese Pascal Lissouba, poi rimosso con un colpo di stato dal successore Sassou-Nguesso. Agguerrito oppositore del nuovo presidente, Ferdinand Mbaou, riparò in Francia per sottrarsi alla temuta vendetta del rivale.
Curiosa è la circostanza che, ad accusare i due del complotto, fu un’altra autorevole agenzia francese d’intelligence; la DGSI, Direzione Generale del Controspionaggio Interno. Scoperta la presunta trama, la DGSI non esitò a denunciarla alla competente procura territoriale di Lione, la quale decise poi per l’archiviazione in quanto, nessuna azione era stata messa in atto, da Forestier e Susini. Stando a quanto scrive Le Monde, fu lo stesso Forestier ad ammettere di aver ricevuto tale incarico in esecuzione al quale nel maggio 2018 si era recato a Parigi per studiare un possibile piano operativo, per poi concludere che “la cosa non era fattibile”.
Filmografia e letteratura sulle “Spy story” ci hanno abituati alla narrazione dei perenni conflitti tra FBI e CIA o tra MI5 e MI6, ma qui, l’opposizione tra DGSE e DGSI appartiene alla realtà e avviene nel cuore della vecchia e civilissima Europa. Chi aveva incaricato Daniel Forestier di assassinare il generale congolese? Chi poteva trarre benefici dalla sua morte? Quali informazioni conteneva l’autobiografia che Forestier stava ultimando? E in mano di chi è il libro in questo momento? Certo è che, mentre le investigazioni sul presunto complotto sono tuttora in corso, l’omicidio dell’ex agente del DGSE – ormai definitivamente zittito – getta una torbida luce sul già intricato scenario che coinvolge, il regime di Sassou-Nguesso; dei suoi oppositori rifugiati in Francia e dello stesso governo parigino.
Questo è anche quanto sostiene lo stesso generale Ferdinand Mbaou. “Con l’omicidio di Forestier – ha dichiarato tramite il suo avvocato – cade anche l’ultima speranza di scoprire chi fosse il mandante dei complotti per uccidermi”. Sì, complotti, perché non più tardi di quattro anni fa, Mbaou, fu vittima di un attentato nei pressi di Parigi, nel quale fu ferito gravemente, ma riuscì miracolosamente a sopravvivere, benché viva tuttora con una pallottola a pochi centimetri dal cuore, che i chirurghi preferiscono non estrarre per non compromettere le funzioni vitali. “Ho più volte informato le autorità francesi – ha detto Mbaou alla stampa – che vogliono uccidermi, ma nessuno ha mai preso provvedimenti al riguardo”. Opinione, questa, largamente condivisa da altri esuli congolesi, che si dicono soggetti a costanti intimidazioni in tutta Europa, perché si astengano da commenti negativi nei confronti del governo in Patria.
Il “Congo-Brazaville” (Congo-B) viene spesso confuso con la “Repubblica Democratica del Congo” (Congo-K), la cui capitale è Kinshasa. Si tratta di due distinte nazioni del tutto indipendenti l’una dall’altra, benché abbiano purtroppo in comune, instabilità politiche, conflitti e continui rovesciamenti di potere. Come riferisce la stampa francese, nei suoi ultimi giorni di vita, Daniel Forestier, appariva nervoso e preoccupato. Pur senza scendere in dettagli, aveva detto ai familiari: “Sento che sta per succedermi qualcosa”. Le cinque pallottole del ventun marzo scorso gli hanno dato tragicamente ragione.
Franco Nofori
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