Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 25 marzo 2019
Fame e disperazione nell’ex colonia portoghese dopo la distruzione del ciclone Idai e le terribili inondazioni dei fiumi Buzi e Pongue. Ormai è emergenza umanitaria.
Video: Parte del servizio trasmesso dalla rete tv statunitense (Courtesy PBS NewsHour)
Un posto di distribuzione del cibo difeso dall’esercito è stato assaltato da gente disperata e senza cibo da giorni. Un servizio video dell’emittente statunitense PBS NewsHour mostra i militari a difesa del deposito che sparano colpi d’arma da fuoco in aria e bastonano le persone che tentavano di entrare.
Moltissime aree popolate sono raggiungibili solo in elicottero. Arrivare nelle zone interne colpite dal disatroso impatto del ciclone Idai è diventata la sfida più importante.
Ad ovest della città di Beira, distrutta al 90 per cento, l’esondazione dei fiumi Pongue e Buzi ha creato un enorme lago che dalla costa entra per 125km all’interno. Le immagini satellitari dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) mostrano l’area alluvionata, che appare come una immensa ferita insanguinata.
Un’area vasta quanto il Lussemburgo dove è impossibile portare gli aiuti alla popolazione. A quasi dieci giorni dal disastro, molte persone sono ancora in attesa di soccorso sui tetti delle case e sugli alberi.
Ufficialmente i morti sono tra 250 e 420 ma continuano ad spuntare cadaveri dal fango e dalle acque e la temuta cifra di mille morti diventa sempre più reale. A causa delle piogge che continuano a cadere sull’area colpita dal ciclone si temono ulteriori esondazioni del fiume Buzi e perfino dallo Zambesi, 300 km a nord di Beira.
“Il distretto di Buzi è il più colpito. Nei distretti periferici, 400 mila persone sono ancora completamente inaccessibili – spiega Giovanna De Meneghi, rappresentate dell’ong italiana Medici con l’Africa CUAMM nel Paese africano –. Nella città di Beira il costo del cibo è diventato carissimo ed è difficile avere acqua potabile, ci sono stati una serie di assalti alle case anche violenti”.
Il CUAMM fa un appello urgente: “Servono urgentemente kit per il primo soccorso negli ospedali da campo per garantire operazioni di emergenza e medicazioni per i traumi. Servono anche cibo, abiti, acqua potabile, materiale per la costruzione dei rifugi di emergenza”.
Secondo UNICEF la metà degli 1,7 milioni di persone colpite dalla tragedia sono bambini. Ora le priorità assolute sono avere acqua potabile e massima attenzione all’igiene per evitare il diffondersi di malattie a causa dell’acqua contaminata.
Intanto, tra le persone intrappolate dalle inondazioni, la Federazione Internazionale della Croce Rossa (IFRC) ha segnalato alcuni casi di colera a Beira e un numero crescente di infezioni da malaria, situazione che andrà a peggiorare.
Sandro Pintus
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