Cornelia I. Toelgyes
Quart Sant’Elena, 22 marzo 2019
Grazie al referendum della scorsa estate, che ha proposto e stravinto, Azali Assoumani, attuale presidente e ex golpista delle Comore, si ripresenta alle elezioni presidenziali di domenica prossima per un secondo mandato consecutivo.
A febbraio la Corte suprema – i cui membri sono stati nominati da Assoumani – ha pubblicato la lista dei tredici candidati ammessi alla tornata elettorale, ovviamente aveva escluso i maggiori leader dell’opposizione. Solo il presidente uscente è appoggiato da un partito, gli avversari sostenuti da un raggruppamento politico, sono stati eliminati, perchè avrebbero potuto dare del filo da torcere all’ex golpista che quindi ha applicato con decisione la massima:”I brogli non si fanno nell’urna.Si fanno prima”
Altri quattro oppositori erano stati condannati ai lavori forzati a vita già lo scorso dicembre. Secondo due degli illustri esclusi, Ibrahim Mohamed Soulé e Mohamed Ali Soilihi, conosciuto come Mamadou, gli oppositori autorizzati a partecipare alla corsa per la poltrona più ambita, sono candidati indipendenti, che non rappresentano una reale minaccia per Assoumani. E Mamadou ha già denunciato a febbraio: “Si conosce già il risultato di queste votazioni”.
Nei giorni scorsi sono arrivati gli osservatori internazionali, tra loro anche Eastern Africa Standby Force (EASF), forte di ben ventisette membri. ESAF è capeggiata dall’ex ministro burundese della Difesa, Germain Noyoyankana, il quale ha fatto sapere che non si lascerà certamente intimidire; nessuno potrà impedire ai membri della missione di svolgere il proprio lavoro. Durante il referendum dello scorso luglio ESAF aveva espresso dei forti dubbi sul tasso di partecipazione (sessantatré per cento), ma all’ultimo momento ESAF aveva rifiutato di partecipare alla conferenza stampa. I giornalisti allora avevano insinuato che gli osservatori avrebbero subito pressioni dal governo di Moroni.
E proprio per il clima di terrore che si respira in ogni angolo delle tre isole -Grandi Comore, Mohéli e Anjouan – che formano la Repubblica Federale islamica delle isole delle Comore, i dodici candidati in contrasto con il presidente uscente, si sono riuniti nel gruppo “Alleanza delle opposizioni”. Insieme hanno formato team di sorveglianza, con il compito di controllare i seggi elettorali e lo spoglio dei voti.
Tutti tranne Azali ! E’ il motto dell’Alleanza e durante una riunione tenutasi a Moroni alla presenza di almeno ventimila persone, i dodici candidati all’opposizione hanno giurato di sostenere colui che tra loro riuscirà ad arrivare al ballottaggio. Infatti, se nessuno dei candidati raggiunge la maggioranza assoluta, è previsto un secondo turno.
Il governo cerca di impedire la campagna elettorale dell’opposizione con blocchi stradali e controlli da parte delle forze dell’ordine in ogni angolo delle strade. Ma i cittadini, incuranti del pericolo, partecipano ugualmente ai comizi.
Lo Stato insulare che si trova nell’estremità settentrionale del Canale del Mozambico, nell’Oceano Indiano. è composto da tre isole che hanno ottenuto l’indipendenza dalla Francia nel 1975. La quarta isola, Mayotte, ha sempre rifiutato di far parte della Repubblica Federale Islamica ed è rimasta fedele alla Francia, cioè territorio d’oltremare, e quindi Unione Europea.
La stabilità politica delle Comore è fragile. Dal giorno dell’indipendenza ad oggi ci sono stati una ventina di tentati colpi di Stato. Il più famoso quello del 1975, poche settimane dopo l’indipendenza. I golpisti, che rovesciarono il presidente Ahmed Abdallah, erano assistiti dai mercenari guidati dal colonnello francese Bob Denard. Dal 1997 al 2001 le isole Mohéli e Anjouan si erano separate dalla Grande Comore, dove si trova anche la capitale Moroni. Solo grazie all’intervento della comunità internazionale e alla promessa di una nuova costituzione che garantisse larga autonomia, le tre isole si sono ricongiunte in una confederazione.
Gli abitanti vivono in un paradiso terreste ma sono tra i più poveri del mondo. L’economia si basa sull’esportazione di chiodi di garofano, vaniglia e qualche altra spezia profumata. Nell’arcipelago si sopravvive grazie alle rimesse di parenti e amici che lavorano in Francia o in Mozambico. E sono molti i comorani che cercano di raggiungere Mayotte, in cerca di una vita migliore, rischiando la propria vita. Morti non solo nel Mediterraneo, ma anche qui, nel Canale di Mozambico. Morti dimenticate da tutti.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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