Costantino Muscau
Milano, 15 Marzo 2019
Prima, tre giorni fa, le voci di uno scandalo gigantesco: il Qatar avrebbe offerto quattrocento milioni di dollari alla Fifa (la Federazione calcistica mondiale) appena ventuno giorni prima dell’ assegnazione dei Mondiali di calcio 2022.
Poi, ieri, l’inquietante notizia che gli Stati Uniti avevano negato il visto al presidente della Confederazione africana di Football (Caf), il malgascio Ahmad Ahmad, 59 anni, diretto a Miami per un cruciale meeting della Fifa, di cui Ahmad è vice presidente.
Non solo: l’allarme è stato amplificato dal fatto che altri due importanti rappresentanti del pallone mondiale han dovuto saltare, per ragioni non chiare, il vertice pallonaro: si tratta di due alti dirigenti internazionali: il russo Alexei Sorokin e Sheikh Salman Bin Ibrahim Al Khalifa del Baharein.
Non si può dire che le premesse per il 9° Consiglio del massimo organismo mondiale del pallone, in svolgimento oggi e domani al “Ritz-Carlton Coconut Grove Hotel” di Miami fossero beneauguranti.
Un Consiglio dall’ordine del giorno molto fitto e con punti rilevanti, soprattutto quello che al numero 8 prevede Feasibility study on the increase of the number of teams from 32 to 48 in the FIFA World Cup Qatar 2022. Ovvero la possibilità di allargare il campionato mondiale di calcio da trentadue a quarantotto squadre. Un tema non da poco, sia per i colossali problemi politici e organizzativi sia per gli enormi movimenti di danaro che il nuovo format comporterebbe.
Ebbene ad affrontare un tema così rilevante e delicato non ci sarà Ahmad Ahmad, presidente della nevralgica Confederazione africana calcistica (oltre che vice presidente del senato del parlamento del Madagascar). “Gli è stato negato il visto – è stata la prima notizia circolata ieri, confermata alla BBC anche dalla portavoce del Caf, Nathalie Rabe, (con una laurea alla università Orsey di Parigi) -. Ma non sappiamo perché”.
Poi il mistero, fortunatamente, si è chiarito per un verso, ma si è complicato per un altro: c’era stato un ritardo nella concessione del visto (perché, non si sa). L’autorizzazione gli è stata data per posta dal Consolato americano de Il Cairo, città dove Ahmad si trovava. Quindi, sia pure in ritardo, Ahmad sarebbe potuto arrivare a Miami.
Ma Ahmad, secondo le ultime notizie, non ci sarà: ha opposto un gran rifiuto. per protesta contro il permesso inizialmente negato!
La riunione quindi avrà due illustri convitati di pietra: il vicepresidente Ahmad e l’altro vicepresidente, il bahreini Salman, che è anche il presidente della Confederazione asiatica di football (Afc). Un bel pasticcio, l’assenza di questi due pezzi da novanta. Sui motivi del comportamento delle autorità consolari americani, solo ipotesi.
Secondo il quotidiano online Tract.sn, che pubblica la foto del visto concesso ad Ahmad, all’origine potrebbero esserci i guai di dirigenti africani sospettati di aver “venduto” i loro voti a qualche Paese candidato a ospitare i mondiali. E qui ci si ricollega al mega-scandalo di cui si parlava all’inizio, sollevato l’altro giorno dal Sunday Times.
Se Ahmad non va a Miami a rappresentare l’Africa nel determinante Consiglio Fifa di Miami, ci sono altri sei membri ai quali il visto è giunto in tempo.
Essi sono Lydia Nsekera, 52 anni, del Burundi, (prima donna a entrare nell’organismo), Tarek Bouchamarou (Tunisia), Hany Abo Rida (Egitto), Kabélé Camara (Guinea), Walter Nyamilandu (Malawi) e Constant Omari Selemani, della Repubblica Democratica del Congo. Quest’ultimo lo scorso anno, in qualità di presidente della Federazione congolese calcistica (Fecofa) è finito in carcere a Kinshasa per 48 ore con l’accusa di corruzione, storno di fondi pubblici e terrorismo.
Non sarà un caso, ma uno dei primi impegni solennemente presi da Ahmad, dopo la sua elezione a presidente della Caf nel marzo 2017, è stato quello di lottare contro la corruzione nel mondo del pallone e nella Caf.
Intanto, però, recentemente è stato criticato per “autoritarismo” nella gestione mentre la “South African Football Association” (SAFA) lo ha accusato di aver perso per colpa sua la possibilità di ospitare l’anno venturo la Africa Cup of Nations.al posto del Camerun. Per qualche giorno però le polemiche sono state sopite dal grave lutto che ha colpito il calcio africano nell’incidente aereo di domenica.
Fra le 157 vittime del 737 Max dell’Ethiopian Airlines c’era anche Hussein Swaleh Mtetu, un già segretario generale della federazione nazionale del Kenya. Rientrava a casa dopo aver assistito in qualità di Commisario della Caf per la Coppa dei Campioni alla partita fra Ismaily SC (Egitto) e TP Mazembe (Democratic Republic of Congo) giocata il venerdì precedente ad Alessandria.
Costantino Muscau
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