Angelo Turco
Milano, 1° marzo 2019
Monsieur le Président,
Le ho indirizzato la prima “lettera aperta” nel 1999, nel maggio del ritorno alla democrazia dopo gli anni cupi del terrorismo. Era di augurio e di incoraggiamento per l’opera che si accingeva a fare come Presidente, senza tradire le enormi attese dell’Algeria.
Le ho scritto la seconda lettera nel 2008, in pieno, deludente riflusso conservatore. Era di esortazione a non forzare la Costituzione, a non presentarsi per un terzo mandato presidenziale, scegliendo di non mischiarsi ai politicanti, ma di rimanere una figura storica per il suo Paese.
Pur così inascoltato, le invio dunque una terza lettera dalle colonne di un giornale: per compiangere la sua condizione di ostaggio e la fine malinconica del suo destino politico. Sì Presidente Bouteflika, lei è stato un uomo lucido, occupando per decenni la scena politica del suo Paese con vari ruoli, sempre importanti.
Oggi è un uomo malato: l’ultima volta che l’ho vista, inchiodato su una sedia a rotelle da un ictus che la tormenta da anni, gonfio di medicinali, lo sguardo vitreo, incapace di muovere un braccio, una mano, un dito. Impensabile che voglia davvero correre a 82 anni, in quelle condizioni, per un quinto mandato.
Lei è ostaggio della cupola che comanda in Algeria, un intreccio di politica politicante, borghesia burocratica, affarismo, rentiers di Stato, filiere corruttive, connivenze estese.
Per questo, e perché credo di conoscerla un poco, dopo tanto tempo, per questo so che dietro il suo sguardo spento lei è grato ai giovani che manifestano dentro e fuori dai campus universitari, è grato alle donne che scandiscono il loro “No” davanti ai blindati della polizia schierati sulla Didouche Mourad, la strada simbolo di Algeri; è grato alla gente, ai commercianti, ai pensionati, ai disoccupati che sfilano e danno testimonianza di un’Algeria viva e vitale.
E’ grato a tutti loro perché vogliono liberarla dalla sua prigione, aiutarla a fare quello che lei da solo, temo, non può fare: rompere le logiche di potere, andare a casa, dedicarsi alla meditazione e al ricordo.
Rifiutare, con un atto di orgoglio che le sarebbe proprio, la farsa di un dossier di candidatura annunciato per suo conto dal Primo Ministro, Ahmed Ouyahia, presentato per suo conto dal direttore di Campagna elettorale, Abdelmalek Sellal. Il vecchio combattente che fu Ministro degli Esteri di Boumédiène, Abdelaziz Bouteflika, mai avrebbe accettato che qualcun altro decidesse per conto suo, addirittura parlasse per conto suo.
Dia un segnale degno di lei, signor Presidente, alle centinaia di migliaia di persone che manifestano da una settimana in tutto il Paese. Dia un segno generoso alla gente che vuole aiutarla e sa che lei, invece, non può più aiutarla. Non può fermare la caduta a picco del dinaro, la degradazione dei servizi, la formazione lenta ma inesorabile di una bolla immobiliare di tipo speculativo.
Non ce la fa a contrastare la stasi dell’economia, a mobilitare le colossali riserve finanziarie del petrolio congelate da anni e sottratte ai circuiti virtuosi dell’economia produttiva e distributiva. Non riesce a conservare la voce a una stampa che ha guadagnato sul campo, contro il terrore jihadista, il suo diritto ad esprimersi in maniera forte e libera.
Non sa lenire la hagra, la rabbia incendiaria dei ragazzi che fuggono illegalmente dal loro Paese rischiando la vita in mare. Si ritiri signor Presidente, con un gesto estremo che scavalca la ragnatela dei clan familiari, dei comitati d’affari, delle clientele nazionali e internazionali, delle camarille d’ogni sorta.
Il cuore dell’Algeria pulsa nelle piazze della capitale, nelle strade di cento città, da Orano a Costantina a Tizi Ouzou, in Cabilia, e persino nelle oasi del Sud: a Ouargla, a Tamanrasset. Sia oggi, Signor Presidente, per il suo popolo quel fratello maggiore e forse quel padre che ha pur cercato di essere nei momenti bui della nazione algerina.
Angelo Turco
angelo.turco@iulm.it
Angelo Turco è docente di Geografia Umana all’Università IULM
e curatore (con Laye Camara) del libro “Immaginari migratori”
Crediti immagini:
– Abdelaziz Bouteflika
Di Ricardo Stuckert/PR – Agência Brasil [1], CC BY 3.0 br, Collegamento
– Mappa dell’Algeria
Di United States Central Intelligence Agency – https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ag.html, Pubblico dominio, Collegamento
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