Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 26 febbraio 2019
La Corte Internazionale dell’Aja ha accolto positivamente la rivendicazione della Repubblica di Mauritius e ha chiesto alla Gran Bretagna di rinunciare alla sovranità delle isole Chagos, un piccolo arcipelago che comprende cinquanta isole nel bel mezzo d’Oceano Indiano, compresa la base militare di Diego Garcia.
Nel 1965 le autorità mauriziane sono state costrette da Londra a cedere le isole alla Gran Bretagna e in cambio della sovranità, nel 1968 lo Stato insulare ha ottenuto l’indipendenza. All’epoca Londra Londra era disposta a tutto pur di impossessarsi delle Chagos. Per raggiungere il proprio scopo ha versato anche tre milioni di sterline nelle casse di Port Louis.
Agli inizi degli anni Settanta, con l’intensificarsi della guerra fredda, Londra e Washington hanno costruito a Diego Garcia, la più grande delle isole, la prevista grande base militare che, da allora, ha svolto un ruolo importante nelle operazioni militari americane: è stata utilizzata per i bombardamenti in Afghanistan e Iraq e la CIA ha adoperato la struttura per deportare le persone sospette, catturate in Afghanistan dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.
Ma per poter realizzare la base, Londra ha espulso i duemila residenti delle tre isole abitate dell’arcipelago, che sono stati trasferiti alcuni alle Mauritius, altri alle Seychelles. In un cablogramma addirittura gli indigeni sono stati bollati come “qualche Tarzan e Venerdì”.
Nel giugno 2017, l’Assemblea generale dell’ONU aveva adottato una risoluzione volta a chiedere alla Corte Internazionale il parere consultivo sulla controversia tra Mauritius e la Gran Bretagna. Il dibattito in aula era iniziato il 3 settembre 2018 scorso e si era protratto per quattro giorni in presenza dell’Unione Africana e rappresentanti di ventidue Paesi, tra cui Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna e delegati di Stati dell’Asia e dell’America Latina.
I giudici del principale organo giudiziario delle Nazioni Unite hanno potuto emettere solamente un parere consultivo non vincolante, precisando che la Gran Bretagna ha commesso irregolarità durante il processo di decolonizzazione e ha suggerito che le autorità di Londra dovrebbero rinunciare al controllo del gruppo di isole, conosciute con il nome di British Indian Ocean Territory.
Sebbene al tribunale non sia stato chiesto di esprimere un’opinione sulla sovranità delle isole, il presidente della corte, Abdulqawi Yusuf, ha voluto ugualmente sottolineare: “La Gran Bretagna ha l’obbligo di porre fine quanto prima all’amministrazione delle isole Chagos”.
Olivier Bancoult, rappresentante del gruppo dei rifugiati delle Chagos e dei loro discendenti, era in lacrime quando ha appreso la notizia e ha dedicato la vittoria a tutti gli sfollati delle tre isole, ma anche al primo ministro Pravind Jugnauth e a suo padre, Anerood Jugnauth, ex presidente e in seguito ex primo ministro delle Mauritius.
La Repubblica di Mauritius si trova nell’Oceano indiano, a cinquecentocinquanta chilometri a est del Madagascar. Oltre all’isola principale Mauritius, comprende anche le Agalega, Cargados Carajos e Rodrigues.
Mauritius non ha una lingua ufficiale; quella maggiormente parlata è il creolo mauriziano, basato sul francese, con influssi sudafricani, inglesi e indiani, mentre gli atti parlamentari vengono redatti in inglese, essendo stata una ex colonia britannica. Solo il quattro per cento della popolazione è francofona.
Non esiste nemmeno una religione di Stato, quella più praticata è l’induismo. Questo perché il settanta per cento della popolazione è di origine indiana, pronipoti di immigrati portati dagli inglesi durante il periodo coloniale.
Cornelia I. Toelgyes
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