Sandro Pintus
Firenze, 24 febbraio 2019
L’omicidio di Ahmed Hussein-Suale che lavorava sotto copertura su “Calciopoli” in Ghana è un terribile lutto per il giornalismo e per i giornalisti di tutto il mondo. Come è potuto accadere un fatto così orribile?
Non si può controllare lo stato mentale delle persone malvagie nel mondo. Non si può decidere quando potrebbero colpire e quando non devono colpire. È difficile sapere cosa potrebbe accadere, ma è successo. È uno sfortunato incidente.
Abbiamo preso tutte le misure di sicurezza necessarie per assicurarci che nessuno venga allo scoperto. Purtroppo Ahmed è stato colpito, è spiacevole ma è successo.
È normale che in Ghana succedano queste cose?
No. Qui nessuno che va in giro a sparare. Non è mai successo nella nostra storia. Ecco perché è davvero scioccante. Il calcio è una questione di passione che spinge le persone a fare cose che normalmente non sarebbero state fatte.
Perché ha cominciato a lavorare come giornalista sotto copertura?
Per la semplice ragione che lavorare sotto copertura produce risultati. Si producono prove. Il vero nucleo del giornalismo è la prova. Se non hai prove non hai il caso. Sei suscettibile non solo di cause legali, ma a ritrattazioni, scuse e risse giudiziarie.
Lavorare sotto copertura deve sempre essere l’ultima risorsa e nell’interesse pubblico. Anche perché viviamo in un continente pieno di ritrattazioni dove la gente nega. Sotto copertura fornisci le verifiche fondamentali per essere in grado di dire: “Ho le prove. Perché stai negando?”.
“Un giornalista coraggioso che ha rischiato la sua vita per scoprire la verità”. Sono parole del presidente Barack Obama durante la visita in Ghana nel 2009. Come si è sentito dopo queste dichiarazioni?
Le sue parole mi hanno investito di una grande responsabilità. E mi sono chiesto se era un punto di arrivo. Ho invece preso le dichiarazioni di Obama come una sfida. Dare prova al resto del mondo che le affermazioni del presidente americano si riferivano ai fatti e a un mio particolare modo di lavorare.
La maschera che indossa ha uno speciale significato nella cultura del Ghana o in Africa o serve solo per nascondere la sua identità?
Le perline della maschera che indosso sono africane. Significa che se lavoro sotto copertura, il mio marchio deve fare eco nel continente africano e le perline echeggiano in molte parti dell’Africa. In Uganda o in Sudafrica, oppure in Zimbabwe o Nigeria, sarei sempre in grado trovare le perline per avere una maschera.
Anas è un cacciatore e le sue prede sono i corrotti che rubano risorse a tutta la comunità. Come fermare la corruzione?
È una domanda difficile. Nel mondo, non solo in Africa, è chiaro che la guerra contro la corruzione deve essere costante. Nel mondo c’è una continua lotta tra male e bene: i malvagi distruggono ciò che gli uomini hanno costruito. Quindi è bene sapere che non ci sarà modo di sradicare la corruzione.
È la nostra lotta coerente che rende la società un posto migliore. Questo non accade da un giorno all’altro, accade nel tempo, quindi non dovremmo perdere il coraggio o la speranza quando sembra che la nostra lotta non sia stata di alcun beneficio. Dobbiamo solo essere determinati e perseveranti.
(con il contributo di Tatiana Crisafulli)
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
(2 – continua)
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