Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 23 febbraio 2019
La polizia ugandese sta dando la caccia a diciotto vietnamiti implicati nel contrabbando di avorio e scaglie di pangolino verso l’Asia. Le loro fotografie sono state pubblicate sul quotidiano New Vision due settimane fa.
Altri due cittadini del Paese asiatico sono già stati arrestati alla fine di gennaio: sono sospettati di aver importato dal Sud Sudan in Uganda tre container imbottiti di merce illegale. Gli agenti di Ugandan Revenue Authority, hanno monitorato il carico, che era stato portato in un magazzino a Kampala, la capitale dell’Uganda.
Fatta irruzione nell’hangar, gli uomini dell’URA hanno aperto i container e trovato settecentocinquanta pezzi di avorio e migliaia di scaglie di pangolino, nascosti in mezzo a tronchi di albero. Si suppone che il carico provenga da animali della Repubblica Democratica del Congo.
“E’ risaputo che l’Uganda è il maggior punto di transito del traffico illecito di specie selvatiche e con questo maxi sequestro ne abbiamo avuto un’ulteriore prova”, ha spiegato il ricercatore belga Kristof Titeca.
I pangolini sono attualmente i mammiferi più venduti nel mondo; vengono cacciati per la carne e per farne prodotti della medicina tradizionale in Africa, e recentemente è stato scoperto un crescente commercio vietato di pangolini africani in alcuni Paesi dell’Asia.
Il loro prezzo è aumentato del centocinquanta per cento negli ultimi trent’anni e il team di ricerca internazionale dell’università di Sussex e di Wildlife Conservation Society (Wcs) ha denunciato nel 2017 che tra 0.4 e 2.7 milioni di pangolini vengono catturati annualmente nelle foreste di Camerun, Repubblica Centrafricana, Guinea Equatoriale, Gabon, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica del Congo.
Il pangolino è un animale difficilmente da vedere, figuriamoci da monitorare. Sono mammiferi notturni e di notte stanno sottoterra o in cima agli alberi, non emettono suoni di richiamo. I loro nidi sono piccoli e non lasciano tracce facilmente riconoscibili. Dunque è difficile sapere quanti esemplari ne esistano ancora nell’Africa centrale, ha fatto sapere Daniel Ingram, dell’università di Sussex.
Hanno il corpo ricoperto da squame cornee, costituite da cheratina, che si sovrappongono l’una all’altra, formando una sorta di “corazza a piastre”. Solo il ventre, la parte interna delle zampe, il muso e le parti laterali del capo sono scoperti. La corazza è costruita in modo da permettere all’animale di appallottolarsi se spaventato
Malgrado sia vietato il traffico di avorio, i bracconieri sono ancora molto attivi in tutto il continente africano. La Cina è il Paese maggiormente interessato alle zanne d’elefante. E, secondo il World Wide Fund for Nature, attualmente ci sono poco più di quattrocentoquindicimila pachidermi in Africa.
Le pene riservate ai bracconieri e ai trafficanti sono diventate molto severe in quasi tutti gli Stati africani. Ricordiamo qui che Yang Fenglan, una signora cinese soprannominata “regina dell’avorio”, rea del contrabbando di settecento zanne di elefante, è stata condannata a quindici anni di carcere da un tribunale della Tanzania.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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