Sandro Pintus
Firenze, 14 febbraio 2019
C’è voluto quasi un quarto di secolo, ben 23 anni, per portare alla sbarra il gigante petrolifero Shell per la violazione dei diritti umani in Nigeria. L’11 febbraio c’è stata la prima udienza del processo.
La multinazionale olandese è accusata dal Tribunale distrettuale dell’Aja, in Olanda, di aver istigato, negli anni Novanta, terribili violazioni dei diritti umani commesse dal governo militare nigeriano contro la popolazione ogoni.
Lo ha comunicato in una nota Amnesty International che sostiene quattro coraggiose vedove: Esther Kiobel, Victoria Bera, Blessing Eawo e Charity Levula. Le donne hanno denunciato la Shell per istigazione alla violenza, carcerazione, tortura e impiccagione dei loro mariti.
Barinem Kiobel, Baribor Bera, Nordu Eawo e Paul Levula, dopo un processo sommario, vennero impiccati nel 1995. Insieme a loro anche altri cinque attivisti ogoni tra cui il loro leader e scrittore Ken Saro-Wiwa.
Il caso è noto a livello internazionela come la “vicendo dei nove ogoni”. Tutti lottavano contro lo sterminato inquinamento della Ogoniland, regione a est del Delta del Niger, dove operava l’azienda petrolifera olandese.
“Shell ha impiegato le sue risorse per combattermi anziché per dare giustizia a mio marito – ha dichiarato Esther Kiobe -. Per tutti questi anni ha cercato di impedire che questo caso arrivasse in tribunale”.
Non è stato facile portare in tribunale una multinazionale come Shell. La causa era stata intentata da Esther Kiobel negli Stati Uniti, a New York, nel 2002. La Corte suprema americana, nel 2012, ha concluso che gli Stati Uniti non avevano competenza giuridica per esaminare il caso.
Oggi le vedove chiedono al tribunale di ordinare a Shell la consegna dei 100 mila documenti messi a disposizione del tribunale di New York, cosa che gli avvocati di Shell hanno finora rifiutato di fare.
“Nonostante numerose prove a suo carico, Shell è riuscita a evitare la giustizia per anni non rispondendo mai di fronte a un tribunale delle accuse nei suoi confronti – ha dichiarato Mark Dummett di Amnesty International -. È una giornata storica di enorme importanza per tutti coloro che sono danneggiati dall’avidità e dalle azioni sconsiderate delle multinazionali”.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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