Andrea Spinelli Barrile
Roma, 13 febbraio 2019
La procura di Ginevra, Svizzera, ha archiviato il procedimento contro Teodorin Nguema Obiang Mangue, indagato per riciclaggio di denaro dal 2016. Il figlio maggiore del presidente equatoguineano, vicepresidente e erede designato al trono di Malabo, ha patteggiato tramite l’ambasciata locale e il Ministero degli Esteri guineano il pagamento di una multa da 1,3 milioni di franchi (1,14 milioni di euro) “per coprire i costi dei procedimenti giudiziari”.
Potrebbe sembrare una buona notizia per la famiglia al vertice della Guinea Equatoriale e per lo stesso Teodorin ma in realtà si tratta di una sconfitta su tutta la linea: il vicepresidente Nguema infatti non ha mai rischiato il carcere o l’arresto, arroccatosi nelle innumerevoli torri d’avorio extralusso che possiede tra Africa, America Latina e sud-est asiatico, ma ha dovuto digerire, oltre alla la multa salata, il sequestro di ben 25 automobili di lusso che erano parcheggiate nella residenza di Nyon. Secondo il tribunale di Ginevra infatti le vetture in questione erano veicoli sì di proprietà della Repubblica della Guinea Equatoriale ma ad uso esclusivo del vicepresidente Nguema, ragion per cui sarebbero rimaste sotto sequestro prima di essere vendute all’asta. Il sequestro sullo yacht superlusso è stato invece revocato.
I guai peggiori per Nguema potrebbero però arrivare dagli strascichi di questo procedimento svizzero: il tribunale ha disposto rogatorie internazionali negli Stati Uniti, dove Nguema ha già avuto grossi guai giudiziari, alle isole Cayman e Marshall, in Francia (dove è ancora aperto il “processo del secolo” per riciclaggio e appropriazione indebita e dove l’opposizione in esilio e la ong Trasparency International lavorano fianco a fianco per la condanna di Nguema), nel Principato di Monaco e in Danimarca. Inoltre Nguema è stato fermato, a settembre, dalla Polizia brasiliana che ha sequestrato contanti e orologi al suo entourage (lui si è avvalso dell’immunità diplomatica aspettando in auto mentre la polizia effettuava il sequestro) La formula di accordo non è nuova al potente vicepresidente: le auto confiscate saranno vendute e i proventi destinati a programmi di carattere sociale in Guinea Equatoriale ma già in passato il denaro proveniente da vendite giudiziarie, rientrato in Guinea, è sparito chissà dove.
Teodorin oggi è letteralmente braccato dalla giustizia di mezzo mondo per la sua vita opulenta, o meglio per la provenienza dei soldi spesi per fare questa vita: è stato calcolato che il vicepresidente guineano è in grado di spendere cifre superiori 1000 volte il suo stipendio ufficiale e l’aneddotica sul suo stile di vita si perde tra la leggenda e il reale. Nelle ultime settimane le frecciate governative guineane ai vari tribunali che hanno indagato Nguema si sono fatte intense: intensa l’attività mediatica contro William Bourdon, l’avvocato francese che guida la causa Bien Mal Acquis a Parigi contro il rampollo guineano, ma anche il tentativo di insabbiare i presunti legami tra il sistema di potere corrotto brasiliano e quello guineano. L’ex-presidente del Brasile Lula, condannato per corruzione e attualmente in carcere, avrebbe infatti fornito un elenco di capi di stato africani che diverse compagnie di stato brasiliane del settore petrolifero avrebbero corrotto: tra questi ci sarebbe Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, padre e padrone della Guinea Equatoriale dal 1979.
Andrea Spinelli Barrile
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