Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 febbraio 2019
Il governo del Marocco ha sospeso la sua partecipazione alla guerra nello Yemen e ha richiamato il proprio rappresentante diplomatico accreditato a Riad, Mustapha Mansouri, per consultazioni. L’ambasciatore ha confermato il fatto sul sito del quotidiano on line le360. Il regno dell’Africa settentrionale ha fatto parte della coalizione, guidata dall’Arabaia Saudita, che bombarda in continuazione le zone controllate dagli Houti in Yemen, portando morte e distruzione anche con bombe made in Italy.
Con l’ascesa al potere di Mohammed ben Salmane, principe ereditario, primo ministro, nonchè ministro della Difesa di Riad, i rapporti con l’ex protettorato francese non sono più gli stessi. L’ambasciatore, diplomaticamente, ha fatto sapere: “I legami che uniscono il Marocco e l’Arabia Saudita perdurano da tempo, si tratta solamente di una crisi momentanea”. Il ministero degli Esteri di Rabat finora non ha rilasciato alcun commento.
La tensioni tra i due Stati sono nate dopo che l’emittente televisiva di Al Arabiya ha messo in onda un documentario sulla contesa regione del Sahara occidentale, considerato critico alle posizioni del governo d Rabat. E’ stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma la crisi tra i due governi dura da tempo.
Il Marocco, impegnato dal 2015 a fianco dei sauditi nella guerra in Yemen, inizialmente aveva promesso pieno appoggio – sia militare che politico – al regno wahabita. Ma nella primavera scorsa, Rabat ha deciso di ritirarsi discretamente dal conflitto, che ha scatenato una delle peggiori crisi umanitarie del nostro tempo. Rabat ha così riportato in patria i suoi caccia F-16. Ma non è ben chiaro se il governo marocchino abbia richiamato i bombardieri per non essere più complice in questa assurda guerra o per impiegarli nel Sahara occidentale, visto l’accentuarsi della crisi con il Fronte Polisario. Qualunque sia stata la motivazione di Rabat, i sauditi non hanno gradito.
Durante il periodo di crisi tra i Paesi del Golfo e il Qatar, il Marocco ha mantenuto una posizione di neutralità, anzi, visti gli ottimi rapporti con tutti gli Stati della regione, il governo della ex protettorato francese si era proposto come mediatore per favorire il dialogo tra le parti. E ancora, Rabat non ha esitato ad inviare aiuti al popolo del Qatar durante il periodo dell’embargo, imposto da Riad. Ovviamente anche questo gesto non è stato apprezzato dal regno wahabita.
E’ risaputo che il Marocco si era candidato per ospitare la coppa del mondo di calcio del 2026 e sperava molto nell’appoggio dei governi amici. Quando il 13 giugno scorso sono stati proclamati i Paesi ospitanti della prestigiosa e ambita competizione (Canada, dati Uniti e Messico), Carlos Cordeiro, presidente della Federazione Calcio americana (US soccer), ha ringraziato l’Arabia Saudita, in particolare il principe ereditario Mohammed ben Salmane e il suo fedele amico Turki Al Sheikh, patron del calcio saudita, che, evidentemente, aveva abbandonato il Marocco.
Grazie al supporto logistico degli Stati Uniti, la coalizione ha messo a segno oltre diciottomila raid nelle aree controllate dagli houti, uccidendo e ferendo migliaia e migliaia di persone e lasciando dieci milioni di cittadini allo stremo. Secondo la ONG Save the Children, quattordici milioni di persone sarebbero sull’orlo della carestia, tra loro 1,5 milioni di bambini. E, sempre secondo le stime della stessa ONG, ottantacinquemila bimbi sarebbero già morti di fame dall’inizio del conflitto.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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