Migliaia di nigeriane nella trappola dei trafficanti, costrette a prostituirsi in Mali

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Agenzia Nigeriana contro il traffico di esseri umani NAPTIP

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 1° febbraio 2019

 Migliaia di ragazze e donne nigeriane ingannate con promesse di lavoro e avviate alla prostituzione in Mali, sono state rintracciate  dalla  direttrice del National Agency for the Prohibition of Trafficking in Persons (NAPTIP), Julie Okah-Donli.

Secondo i dati forniti da NAPTIP, nella ex colonia francese si troverebbero attualmente tra venti e quarantacinque mila giovani nigeriane, che vorrebbero tornare a casa. Provengono da sei Stati diversi dell’ex colonia britannica, per lo più da aree rurali. Sarebbero state ingannate da promesse di lavoro in alberghi, boutiques e altro.

Agenzia Nigeriana contro il traffico di esseri umani
NAPTIP

Nel Mali vivono quasi un milione di nigeriani, tra loro almeno ventimila donne sono costrette a prostituirsi e vivono in condizioni a dir poco terribili, spesso in mezzo alle foreste, nascoste, sorvegliate dalle madame, per impedire loro di scappare.

Alcune decine di queste giovani sono state rimpatriate qualche mese fa da Kangaba, nel sud del Paese, ma in questa zona ci sono migliaia e migliaia di altre ragazze nigeriane che vivono in stato di schiavitù. Okah-Donli ha sottolineato che NAPTIP è stata informato dai residenti della presenza nel sud della ex colonia francese di almeno duecento centri che “ospitano” ragazze della ex colonia britannica; in tutto non sarebbero meno di ventimila.

Alla maggior parte di queste donne, tutte tra i sedici e trent’anni, era stato promesso un lavoro  in Maleysia, invece si sono ritrovate in Mali, costrette a prostituirsi. Il problema non è nuovo. Già nel 2010 le autorità nigeriane avevano tentato di riportarle in patria, ma il piano era fallito, in quanto, secondo Abuja, la collaborazione delle istituzioni di Bamako sarebbe stata insufficiente.

I trafficanti sanno bene come e dove scegliere le proprie prede. Spesso le trovano nei villaggi, dimenticati dalle istituzioni e dal mondo, dove povertà e miseria si respirano in ogni dove. Ragazze carine, belle, che sognano un domani, un pezzetto di futuro per loro stesse, per le loro famiglie.

Giovani nigeriane costrette a prostituirsi in Mali

Le “madames” sanno convincere bene le ragazze, le loro famiglie, vendendo sogni. Sono in molte a cascarci, affidando la loro sorte a queste miserabili truffatrici. Altre ragazze vengono direttamente rapite nelle scuole da gang ben organizzate.

Bosede era ancora minorenne quando è caduta nelle mani di una banda di criminali e, appena arrivata in Mali, le ha chiesto di pagare le spese del viaggio. Dopo essere stata malmenata, rinchiusa in una stanza buia per due giorni senza cibo, ha acconsentito di prostituirsi per cercare di saldare il suo debito. “Hanno minacciato di ammazzarmi, tanto nessuno se ne sarebbe accorto”. Poi Bosede è rimasta incinta, hanno cercato di farla abortire, ma il tentativo è fallito. Quando la gravidanza era ben visibile, è stata venduta ad un altra banda di mascalzoni, peggio della prima. Poi un giorno è riuscita a scappare. Per molti mesi è stata costretta a chiedere l’elemosina a Bamako, finchè non è riuscita a contattare la sua famiglia in Nigeria.

I migranti non cercano solo di raggiungere l’Italia, l’Europa. La maggior parte delle migrazioni avviene all’interno del continente stesso.

Nel suo rapporto del 2018 il Dipartimento di Stato USA ha sottolineato che, malgrado notevoli sforzi messi in campo, il governo nigeriano non riesce ancora a combattere in modo soddisfaciente il traffico di esseri umani. Anche se il budget destinato a NAPTIP è stato aumentato sensibilmente negli ultimi anni, le risorse non sono ancora sufficienti per combattere ed intervenire in modo significativo. Inoltre gli agenti  dell’agenzia sono spesso concentrati nei capoluoghi degli Stati e pertanto resta difficile identificare e investigare su quanto accade nelle zone rurali, particolarmente colpite dal traffico di esseri umani.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes